Per giungere a quell’equilibrio instabile che la giustizia richiede, tra l’universalità della norma e la particolarità del caso, tra l’imparzialità del giudizio e l’unicità di ogni singolo individuo, la tradizione filosofica ha elaborato varie proposte. Alcune maggiormente universalistiche, dando rilievo alla necessità di uguaglianza e formalità dei principi; altre invece hanno privilegiato l’individualità dell’oggetto, irriducibile alla legge. Difficilmente si è riusciti a evitare che una istanza prevalesse a scapito dell’altra. La strada che Levinas e Derrida scelgono di percorrere, per quanto riguarda questo tema, cerca proprio di confrontarsi con questa esigenza, e lo fa attraverso una logica altra, quella del paradosso, capace di cogliere il carattere dinamico e sempre a-venire della pratica di giustizia. Il qui presente testo si propone di ricostruire questa paradossale giustizia, attraverso il dialogo, non sempre armonico, tra i due autori. Nel fare ciò l’auspicio è quello di rintracciare i principali fondamenti di un nuovo paradigma, per una giustizia che insieme permetta di «comparare gli incomparabili» e «calcolare l’incalcolabile».
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Yes -
Language
Italian -
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360 -
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About the author
Silvia Dadà
Silvia Dadà (Carrara, 1992), ha conseguito il Dottorato di ricerca in Filosofia presso l’Università di Pisa e Firenze. Le sue ricerche vertono principalmente sulla filosofia morale contemporanea, sia in ambito francese, in particolare sul pensiero di Emmanuel Levinas e Jacques Derrida; che anglosassone, ossia sull’etica della cura. È autrice di articoli in varie riviste scientifiche, (quali «Teoria», «Filosofia e Teologia», «Quaderni di Inschibboleth»). Ha recentemente tradotto e curato per ETS una delle ultime conferenze tenuta da Derrida nel 2003 (J. Derrida, «Justices», ETS, Pisa 2019).