All’inizio del 2018 ha suscitato molto clamore l’incredibile storia di Roberto Zanda. Ultramaratoneta sardo sessantenne, Zanda, conosciuto come «Massiccione» per la sua tempra, è impegnato nella Yukon Arctic Ultra, una corsa di 480 chilometri tra le nevi canadesi, conosciuta come una delle gare più dure al mondo per le temperature assurde da affrontare: fino a 50 gradi sotto zero. Già le premesse sono folli, ma qualcosa nell’organizzazione va storto, Zanda, secondo in classifica, si perde e prima che venga soccorso passano ben quattordici ore in cui rischia la morte per ipotermia. Sopravvive da solo, camminando a mani e piedi nudi per una notte e un giorno fino alla salvezza. Ma al rientro in Italia dovranno amputargli le gambe, la mano destra e metà della sinistra.
Quella di Massiccione, però, non è solo la storia di un sopravvissuto: la sua vita è sempre stata all’insegna dell’«oltre». È scampato a un’infanzia di violenza e povertà, si è arruolato nella Folgore e poi ha fatto mille lavori, ma a quarant’anni ha mollato tutto per darsi alle gare estreme, prima il triathlon e poi le ultramaratone, dove ha trovato quella libertà che la vita ordinaria non gli dava. Ha solcato quasi tutti i deserti del mondo, ha rischiato di morire per una peritonite in quello egiziano, dove è stato salvato dai beduini, ed è uscito vivo anche dalla terribile prova nei ghiacci del Canada.
Oggi, con le sue protesi ipertecnologiche, il nuovo Zanda è già intenzionato a ritornare sui sentieri dell’avventura, e ad aprile 2019 correrà nel deserto della Namibia. Intanto, la sua storia sta appassionando media italiani e internazionali, per il suo esempio di tenacia, di una vita al massimo capace di rinascere, oltre i limiti del corpo e della rassegnazione.
Questo libro racconta il segreto di tanta forza e ci fa riscoprire una verità ignorata da molti di noi: che la vita va amata oltre ogni misura.
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Yes -
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Italian -
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About the author
Roberto Zanda
Roberto Zanda (Cagliari, 1957), dopo un’infanzia difficile e povera, nella vita ha fatto di tutto, è stato emigrante, paracadutista nella Folgore, fattorino e impiegato. Verso i quarant’anni conosce il triathlon e trova l’ispirazione che lo porterà a seguire la strada degli sport estremi. Dal triathlon all’Ironman, alle ultramaratone, si è cimentato
in tutte le gare desertiche, prima a tappe, poi non-stop. Si è salvato due volte, da solo, dal rischio serio di morire: in Egitto nel 2008 per una peritonite e nei ghiacci dello Yukon nel 2018. Per tutti quelli che lo conoscono, da sempre, per la sua tenacia è semplicemente «Massiccione». È sposato con Giovanna.
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