Per Otto Rank il lavoro analitico, fondato sulla relazione trasformativa di terapeuta e paziente, non deve limitarsi alla comprensione del passato, ma sviluppare la creatività per puntare alla costruzione di un presente felice. Nel 1929, affrontando in questo saggio i temi della felicità e della cura, l’autore assume la volontà quale ponte tra inconscio e coscienza e inaugura una corrente nietzschiana-freudiana alternativa all’approccio scientista della psicoanalisi di Sigmund Freud. Come scrive Francesco Marchioro nella sua prefazione, «la volontà rankiana costituisce l’aspetto creativo della personalità, ha il carattere dell’affermazione di sé nell’esperienza di superamento dell’eredità familiare, dei molteplici problemi esistenziali e nevrotici della modernità».
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Italian -
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144 -
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