Lo sguardo dal di fuori

Lo sguardo dal di fuori

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"Un'unità planetaria presuppone un punto di vista esterno, quale è dato dall'occhio meccanico sceso prima sulla Luna e poi distribuito in permanenza su numerosi satelliti artificiali. Anche l'arma nucleare appare teoricamente, come è poi di fatto, collocata al di fuori del "teatro di operazione", piazzata su qualche satellite minaccioso. Così, sotto la pressione di questo sguardo dal di fuori, ciò che ha smarrito la propria identità è il terrestre, si è dissociata la coscienza unitaria e salda della Terra". Con queste parole si apre il saggio di Alberto Boatto "Lo sguardo dal di fuori", opera di culto la cui ripubblicazione è stata a lungo invocata da critici e amanti dell'arte contemporanea. Un lavoro prezioso sotto molti punti di vista, ma soprattutto perché ha saputo capire e spiegare l'influenza che un cambiamento, o per meglio dire un'espansione della prospettiva, ha avuto anche sulla percezione dell'artista e, di conseguenza, sulle sue possibilità creative. Questa nuova angolazione, destinata del resto ad ampliarsi ulteriormente, è stata provocata dalla "coscientizzazione" umana del proprio posto nell'universo, dai nuovi traguardi del progresso e, più semplicemente, dell'aeronautica spaziale, perché "Una volta raggiunta la Luna, avremmo dovuto guardarci dal di fuori, sentirci liberi finalmente da quell'appiccicosa pelle egoistica da cui trasudiamo tutta la nostra ansia antropocentrica [...], vedere noi stessi in un'infinitesima piccolezza". Prefazione di Massimo Carboni.

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