Ottana, ai piedi della Barbagia di Nuoro, è un paese povero, di una povertà estrema, calato in un territorio ostile, infestato dalla malaria, dove i bambini si divertono «a saltare da una parte all’altra del fiumiciattolo», come ricorda uno degli abitanti intervistati, e la gente si aiuta come può, tentando di sopravvivere e di combattere la fame. Ma c’è un grande equilibrio in questa situazione, la stabilità e la «tranquillità» di chi, in un certo modo, è venuto a patti con l’ambiente in cui è collocato. Tutto questo fino agli anni sessanta. Poi qualcosa cambia. La modernizzazione – la riforma agraria, l’industrializzazione – sconvolge questo equilibrio e fa saltare questo patto di sopravvivenza, facendo di Ottana il caso emblematico della breve durata della rivoluzione industriale in Italia. Tra il 1969 e il 1974 la Sardegna vive infatti una seconda fase di industrializzazione, successiva a quella che aveva interessato Porto Torres, Assemini e Sarroch. Al centro del maestoso progetto statale, inserito nel Piano di Rinascita della Sardegna e finanziato dalla Cassa per il Mezzogiorno, è la realizzazione di uno stabilimento chimico a Ottana. Il percorso etnografico delineato da Zedda – che non intende inserirsi nel dibattito sulla visione predatrice dell’operato industriale nell’isola – si snoda lungo quegli anni, attraverso narrazioni autobiografiche, interviste e un ricco apparato iconografico e documentale che fanno emergere la profonda lacerazione prodotta dalla discesa dell’industria sui territori rurali. Dalla povertà estrema al benessere, fino alla grande dismissione delle fabbriche – e di conseguenza la desertificazione del paesaggio di Ottana, che coinvolge anche l’abitato –, in queste pagine è rielaborata la complessa relazione tra tempo e identità, fra Stato e alterità, a dimostrazione di come il passato e la memoria siano capaci di trovare nuovi modi di essere attivati e reinventati a seconda delle esigenze dell’attualità.
Detalles de eBook
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Sobre el autor
Andrea Francesco Zedda
Andrea Francesco Zedda è antropologo e dottore di ricerca in scienze del testo alla «Sapienza» Università di Roma, dove si è specializzato in discipline etno-antropologiche (2014). I suoi ambiti di studio riguardano l’analisi delle dinamiche dei processi di costruzione identitaria e la ricerca etnografica in contesti violenti, aspetti sui quali ha lavorato in Spagna, in una zona periferica di Granada. Attualmente porta avanti uno studio sulle dinamiche identitarie legate al cibo, in particolar modo al mondo dell’olio d’oliva.