Nel 2019 il lancio del Green Deal europeo come obiettivo collettivo e risposta alle minacce sovraniste, nel 2020 il Next Generation Eu per affrontare il Covid-19 e porre le basi di una seconda ricostruzione continentale, dal 2022 le iniziative in politica estera e di difesa come risposta alla minaccia militare dopo il ritorno della guerra in Europa: gli ultimi anni sono stati particolarmente convulsi per l’Unione europea, i suoi cittadini, le sue istituzioni. Dopo la fase degli albori, che aveva individuato nel carbone e nell’acciaio le risorse da mettere in comune, trasformandole da occasione di conflitto a strumento di cooperazione; dopo quella di Maastricht che in comune mette la moneta, con l’obiettivo della stabilità e della convergenza dei paesi neo-entrati, per l’Unione europea si apre una terza fase: non solo mettere in comune gli standard finanziari e produttivi – l’economia –, ma unificare le strategie, le visioni, le relazioni internazionali, in una parola: la politica. Difficile identificare i passi in questo sentiero ancora inesplorato. È diffusa però la percezione che ci sia bisogno di una iniziativa straordinaria, sia sul piano delle politiche ma anche e soprattutto sul piano delle istituzioni e della vita democratica interna all’Unione.
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