Fu il primo umanista dell’Impero romano, il difensore del diritto, il filosofo che con il De re publica stabilì il codice etico della forma ideale di Stato. Osteggiò l’anarchia di Catilina e la corruzione di Verre, ma non poté arginare il potere assoluto di Giulio Cesare. Il nuovo dittatore, pur risparmiandogli la vita, lo spinse ad abbandonare l’attività politica. «Ma a un uomo di pensiero», dice Zweig, «non può capitare niente di meglio che l’essere escluso dalla vita politica». Negli anni che seguirono, riconsegnato alla res privata e immerso nell’otium più fecondo, il grande oratore scriverà le opere che gli varranno l’immortalità. Fino a quando Antonio, preso il comando di Roma, ne decretò la condanna a morte. Gli ultimi anni di Cicerone, dall’esilio al barbaro assassinio, nel ritratto – come sempre magistrale e fulminante di Stefan Zweig.
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Original text
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Idioma
Italian -
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48 -
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Sobre el autor
Stefan Zweig
(Vienna, 1881 – Petrópolis, 1942) È stato uno degli scrittori più popolari del primo Novecento. Nel 1934, dopo che le sue opere furono bruciate nei roghi nazisti, lasciò l’Austria per trasferirsi a Londra, poi a New York e infine a Petrópolis. Per Castelvecchi, che sta curando la riedizione dei suoi lavori, sono già apparse, tra le altre, le biografie Balzac, Maria Antonietta, Dostoevskij, Casanova, Freud e Cicerone.