Uccidete il re buono Da Bava Beccaris a Gaetano Bresci

Uccidete il re buono

Da Bava Beccaris a Gaetano Bresci

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Monza, domenica 29 luglio 1900, ore 20.30. La gente si accalca attorno al campo sportivo, dove si sta svolgendo un torneo a squadre. Tutti attendono il re, che sarà presente al momento della premiazione. Nessuno immagina che l’orologio della Storia stia scandendo implacabile i minuti. Umberto I ha appena finito di cenare e prende posto sulla carrozza reale. Il protocollo vorrebbe che fosse coperta, ma il re ha preteso di viaggiare senza la capote. Il caldo torrido lo ha costretto a rinunciare anche alla maglia d’acciaio che porta abitualmente sotto il gilet. Alla stessa ora, seduto al Caffè Romano di via Carlo Alberto, c’è un uomo con un revolver in tasca che ha trascorso nervosamente il pomeriggio tra un gelato e l’altro. Si chiama Gaetano Bresci, è un anarchico, ed è venuto da lontano. Anche lui sta aspettando il re. La cerimonia è terminata. Il re si alza in piedi. C’è ressa attorno a lui. L’aiutante di campo gli fa strada, la scorta che lo accompagna scruta senza troppo convincimento i volti di chi si assiepa attorno al sovrano. Bresci estrae il revolver dalla tasca della giacca e fa fuoco tre volte. Tutti i colpi vanno a segno. «Non ho ucciso un re, ho ucciso un’idea», dirà l’anarchico. Per l’Italia uscita dalle guerre risorgimentali è la fine dell’innocenza, come per l’Europa lo sarà, quattordici anni dopo, l’uccisione di un altro futuro sovrano a Sarajevo. Dietro a quel gesto, ci sono trent’anni “sbagliati” del nuovo regno: gli scandali, le mortificate ambizioni coloniali, i socialisti e i cattolici, la mancata riforma agraria. E quelle maledette cannonate fatte sparare dal generale Fiorenzo Bava Beccaris contro i milanesi che chiedevano pane. Per l’Italia è l’inizio del secolo breve e maledetto.

«Senza saperlo, Bresci aveva ucciso un dandy, non un re. Un suo simile, nel profondo»."

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    true
  • Idioma

    Italian
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Sobre el autor

Giorgio Ferrari

Giorgio Ferrari, inviato speciale e editorialista, e stato per un trentennio corrispondente diplomatico e di guerra per varie testate prima di approdare ad Avvenire, dove dal 1994 a oggi ha coperto le principali vicende internazionali, dall’Iraq al Libano, all’Egitto, alla Libia, all’invasione dell’Ucraina, dalle elezioni presidenziali americane alla lunga stagione del terrorismo islamico. Fra le sue pubblicazioni, Cuba senza Castro (2007) sul crepuscolo del castrismo, Ombre Rosse (2010) sull’affaire Rosenberg e lo spionaggio atomico e I muri che ci separano (2019) sulla nascita e la caduta del Muro di Berlino. Per La Vita Felice oltre a Le Cinque Giornate di Radetzky (2008) e Gli ultimi giorni di Radetzky (2020), nel 2016 e uscito La sera della prima, rievocazione storica della nascita del Don Giovanni di Mozart. Per Neri Pozza ha pubblicato nel 2021 Uccidete il Re Buono, cronaca dell’assassinio di Umberto I e dell’Italia postunitaria.

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