Tradotti agli estremi confini Musicisti ebrei internati nell’Italia fascista

Tradotti agli estremi confini

Musicisti ebrei internati nell’Italia fascista

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Anche l’Italia di Mussolini, con l’ingresso in guerra, aprì dei campi di concentramento, e quasi tutti gli ebrei stranieri presenti nel paese vennero arrestati per esservi condotti. Non pochi di loro erano artisti – specialmente musicisti – che nell’Italia avevano visto generalmente l’ideale “patria dell’arte”. Questo volume ripercorre le vicende di alcune tra le più significative figure di musicisti ebrei internati in Italia, uomini perseguitati per anni: prima nelle loro nazioni d’origine, poi anche nel Belpaese. Uomini nei quali la volontà di fare musica “nonostante tutto” non venne fiaccata dall’internamento fascista e neppure dalle non poche difficoltà del dopoguerra e del ritorno alla “vita normale”. Molti di loro riuscirono a scrivere musica, a insegnarla, a reperire strumenti musicali e spartiti. Riuscirono a formare cori e orchestre di internati, per mantenere e ricreare, con la musica, un’identità culturale e umana che era stata violata dalle persecuzioni razziali.

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À propos de l'auteur

Raffaele Deluca

Raffaele Deluca, musicologo e direttore di coro, è docente di discipline musicologiche al Conservatorio di Rovigo. Nel 2014 ha iniziato a occuparsi del rapporto tra musica e internamento fascista, progettando e partecipando a diversi concerti in Italia e in Austria. Presso la Biblioteca del Conservatorio di Milano ha curato varie collezioni di “musica perseguitata”. Nel 2017 ha ideato un concerto sull’attività musicale nel campo di Ferramonti (“Serata Colorata”), presentato in collaborazione con Viviana Kasam e Carlo Spartaco Capogreco al Parco della Musica di Roma, con diretta Rai, e nel 2018 al Teatro LAC di Lugano.

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