«Noi con le nostre forze di Polizia li abbiamo arrestati. I giudici li hanno liberati. L'opinione pubblica deciderà». Così l'ex ministro dell'Interno Angelino Alfano all'indomani dei disordini degli antagonisti avvenuti a Bologna nel novembre del 2015. Come se i giudici avessero deciso liberamente, senza applicare le leggi in materia che il Parlamento aveva varato in precedenza. Alfano, ma non solo, sa che un magistrato spesso ha l'obbligo di scarcerare qualcuno, pur riconoscendo che la norma impone una scelta che egli stesso ritiene sbagliata. Lasciandolo in galera, infatti, incorrerebbe in una severa misura disciplinare. Questo, al contrario, non vale per i politici che se votano una legge iniqua o ad personam sono indenni da rischi perché agiscono nell'«esercizio dell'attività parlamentare». Un libro duro, sull'eterno scontro tra magistratura e politica. Un viaggio nelle aule dei tribunali, nelle Procure e nelle carceri dove i paradossi della legislazione nostrana implicano decisioni al limite della decenza e dove la giustizia diventa spesso ingiustizia.
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Testo originale
Sì -
Lingua
Italiano -
Data di pubblicazione
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Collana
Sull'autore
Sebastiano Ardita
Sebastiano Ardita è stato Procuratore della Repubblica aggiunto presso il Tribunale di Catania e di Messina e componente della Direzione Distrettuale Antimafia, ove si è occupato di criminalità organizzata di tipo mafioso, di inchieste per reati contro la pubblica amministrazione e di infiltrazioni mafiose nei pubblici appalti e forniture. Prima ancora ha diretto la direzione generale detenuti del DAP-Ministero della Giustizia. Attualmente è componente togato del Csm.