«Il romanzo di Andrea Tarabbia... si prende il compito di raccontare questa vicenda e lo fa con uno stile di scrittura bellissimo, riuscendo a controllare e rendere credibile un materiale difficile.»
Il Sole 24 Ore - Francesco M. Cataluccio
«Il demone a Beslan ha per protagonista l’unico guerrigliero sopravvissuto all’incursione terrorista nella scuola, il 1° settembre 2004: un miracolo di documentazione e soprattutto di scrittura. »
Il Foglio - Mariarosa Mancuso
«Un romanzo cupo e perfetto. Tarabbia riesce a trasfigurare la cronaca in grande letteratura. »
Grazia - Andrea Coccia
«Che cos’è il male in un deserto dell’anima, che cos’è la pietà, che cosa significa non avere niente da perdere? L’ultima morte possibile chiude il racconto di un orrore che sfila come una gomena portata sempre più giù da una pesantissima ancora, inarrestabile. »
la Repubblica - Elena Stancanelli
««Un romanzo cupo e perfetto. Tarabbia riesce a trasfigurare la cronaca in grande letteratura». »
«Grazia» - Andrea Coccia
««Il romanzo di Andrea Tarabbia... si prende il compito di raccontare questa vicenda e lo fa con uno stile di scrittura bellissimo, riuscendo a controllare e rendere credibile un materiale difficile». »
«Il Sole 24 Ore» - Francesco M. Cataluccio
««Che cos’è il male in un deserto dell’anima, che cos’è la pietà, che cosa significa non avere niente da perdere? L’ultima morte possibile chiude il racconto di un orrore che sfila come una gomena portata sempre più giù da una pesantissima ancora, inarrestabile». »
«la Repubblica» - Elena Stancanelli
««Il demone a Beslan ha per protagonista l’unico guerrigliero sopravvissuto all’incursione terrorista nella scuola, il 1° settembre 2004: un miracolo di documentazione e soprattutto di scrittura». »
«Il Foglio» - Mariarosa Mancuso
Il primo settembre 2004 un commando di terroristi fece irruzione nella Scuola n. 1 di Beslan – una cittadina dell’Ossezia del Nord, nel Caucaso – sequestrando oltre mille persone tra studenti, genitori e insegnanti e tenendole segregate in una palestra.
Per tre giorni, il mondo restò con il fiato sospeso finché, il 3 settembre, un commando di teste di cuoio fece irruzione nella scuola. Nello scontro morirono trecentotrentaquattro persone, tra cui centottantasei bambini e trentuno dei trentadue terroristi.
A quello sopravvissuto, Andrea Tarabbia ha cambiato nome, dato una biografia immaginaria e un compito, terribile eppure necessario: quello di raccontare, dalle viscere di un carcere dal quale non uscirà più, quei tre giorni. Così Marat Bazarev, questo il nome del narratore, scrive di sé, delle sue illusioni, delle rabbie e dei delitti; non chiede perdono; viene attraversato da paure, follie, allucinazioni, sogni, e noi li attraversiamo con lui, ascoltiamo le voci che lo tormentano e le sue ragioni che, per quanto inascoltabili, sono e restano umane.
Il demone a Beslan torna in libreria dopo dieci anni e, oggi come allora, si fa carico di raccontare l’irraccontabile, facendo dire il Male da chi ha osato compierlo. E lo fa senza paura di guardare in faccia l'orrore e facendo leva sulla cronaca, sulla storia più recente e sul grande potere di trasfigurare la realtà che ha la grande letteratura.
Il Sole 24 Ore - Francesco M. Cataluccio
«Il demone a Beslan ha per protagonista l’unico guerrigliero sopravvissuto all’incursione terrorista nella scuola, il 1° settembre 2004: un miracolo di documentazione e soprattutto di scrittura. »
Il Foglio - Mariarosa Mancuso
«Un romanzo cupo e perfetto. Tarabbia riesce a trasfigurare la cronaca in grande letteratura. »
Grazia - Andrea Coccia
«Che cos’è il male in un deserto dell’anima, che cos’è la pietà, che cosa significa non avere niente da perdere? L’ultima morte possibile chiude il racconto di un orrore che sfila come una gomena portata sempre più giù da una pesantissima ancora, inarrestabile. »
la Repubblica - Elena Stancanelli
««Un romanzo cupo e perfetto. Tarabbia riesce a trasfigurare la cronaca in grande letteratura». »
«Grazia» - Andrea Coccia
««Il romanzo di Andrea Tarabbia... si prende il compito di raccontare questa vicenda e lo fa con uno stile di scrittura bellissimo, riuscendo a controllare e rendere credibile un materiale difficile». »
«Il Sole 24 Ore» - Francesco M. Cataluccio
««Che cos’è il male in un deserto dell’anima, che cos’è la pietà, che cosa significa non avere niente da perdere? L’ultima morte possibile chiude il racconto di un orrore che sfila come una gomena portata sempre più giù da una pesantissima ancora, inarrestabile». »
«la Repubblica» - Elena Stancanelli
««Il demone a Beslan ha per protagonista l’unico guerrigliero sopravvissuto all’incursione terrorista nella scuola, il 1° settembre 2004: un miracolo di documentazione e soprattutto di scrittura». »
«Il Foglio» - Mariarosa Mancuso
Il primo settembre 2004 un commando di terroristi fece irruzione nella Scuola n. 1 di Beslan – una cittadina dell’Ossezia del Nord, nel Caucaso – sequestrando oltre mille persone tra studenti, genitori e insegnanti e tenendole segregate in una palestra.
Per tre giorni, il mondo restò con il fiato sospeso finché, il 3 settembre, un commando di teste di cuoio fece irruzione nella scuola. Nello scontro morirono trecentotrentaquattro persone, tra cui centottantasei bambini e trentuno dei trentadue terroristi.
A quello sopravvissuto, Andrea Tarabbia ha cambiato nome, dato una biografia immaginaria e un compito, terribile eppure necessario: quello di raccontare, dalle viscere di un carcere dal quale non uscirà più, quei tre giorni. Così Marat Bazarev, questo il nome del narratore, scrive di sé, delle sue illusioni, delle rabbie e dei delitti; non chiede perdono; viene attraversato da paure, follie, allucinazioni, sogni, e noi li attraversiamo con lui, ascoltiamo le voci che lo tormentano e le sue ragioni che, per quanto inascoltabili, sono e restano umane.
Il demone a Beslan torna in libreria dopo dieci anni e, oggi come allora, si fa carico di raccontare l’irraccontabile, facendo dire il Male da chi ha osato compierlo. E lo fa senza paura di guardare in faccia l'orrore e facendo leva sulla cronaca, sulla storia più recente e sul grande potere di trasfigurare la realtà che ha la grande letteratura.
Dettagli libro
-
Editore
-
Lingua
Italiano -
Lingua originale
Italiano -
Data di pubblicazione
-
Numero di pagine
384 -
Argomento
-
Collana
Sull'autore
Andrea Tarabbia
Andrea Tarabbia è nato a Saronno nel 1978. Ha pubblicato, tra gli altri, i romanzi La calligrafia come arte della guerra (2010), Il giardino delle mosche (2015; Premio Selezione Campiello 2016 e Premio Manzoni Romanzo Storico 2016) e il saggio narrativo Il peso del legno (2018). Nel 2012 ha curato e tradotto Diavoleide di Michail Bulgakov. Il suo ultimo romanzo, Madrigale senza suono, uscito per Bollati Boringhieri nel 2019, ha vinto la 57a edizione del Premio Campiello.