Il futuro della memoria

Il futuro della memoria

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La storia della memoria comincia con il mito in cui Platone descriveva l’invenzione della scrittura come fonte di ignoranza: gli uomini, contando sullo spostamento della memoria nelle cose scritte, dimenticano di ricordarle. Forse, però, mettere in comune tante tracce individuali di conoscenze, di storie, di miti e di altre finzioni, potrebbe far crescere più velocemente il patrimonio scientifico, politico, economico e sociale di tutti. Fra questi due poli argomentativi si muove la riflessione di de Kerckhove che analizza gli spostamenti della nostra memoria nell’era del digitale, epoca in cui si accresce la tendenza a rimettere i contenuti delle nostre esperienze nei databank, spostando testi, letture, immagini e video sulla rete, per cercare di liberare il più possibile la nostra mente e riutilizzarla in nuove direzioni.

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Sull'autore

Derrick de Kerckhove

(Wanze, 30 maggio 1944) Sociologo belga naturalizzato canadese, dal 1983 al 2008 ha diretto il McLuhan Program in Culture & Technology di Toronto. Consigliere scientifico dell’Osservatorio TuttiMedia, direttore di «Media Duemila», ideatore dell’Atelier di Intelligenza Connettiva, insegna all’Università Federico II di Napoli. È stato fra i primi a coniugare analisi dei media digitali e neuroscienze in lavori come Brainframes (1992), La civilizzazione video-cristiana (1995) e Psicotecnologie connettive (2014).

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