Io e i miei gatti

Io e i miei gatti

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A leggere questa vicenda di teneri cuccioli e gatte particolarmente prolifiche ambientata nella casetta che lo scrittore Bohumil Hrabal aveva comprato nel 1965 non lontano da Praga, verrebbe quasi da pensare a un diario, a un frammento di autobiografia. Invece, Io e i miei gatti è una sorta di poemetto in prosa dove l’avvitamento del protagonista nella spirale dell’incubo in cui precipita per via dei suoi amati gatti è reso dal ritorno di frasi uguali, come in un canone a più voci, e la narrazione procede per echi interni di parole, mentre sequenze tra loro lontane si rimandano l’un l’altra, come nel gioco di specchi di una mente in delirio…All’inizio sembra davvero di vivere in un idillio che però, con l’irreversibilità di un meccanismo a orologeria, si trasforma per il narratore in un bizzarro e allucinato «racconto nero», col conseguente corollario di rimorsi e sensi di colpa. Al di là, però, di quanto affermato dalla voce narrante (in Hrabal sempre poco attendibile), e al di là dei frammenti sicuramente biografici che puntellano il racconto, qui non stiamo certo sbirciando un brandello di vita privata, ma leggiamo invece un evidente testo di finzione, «rigorosamente progettato» e «in continua fluttuazione tra realtà e irrealtà»… Perché, pur dissimulato nei panni fuorvianti della «biografia di un personaggio», il racconto si dimostra inaspettatamente come un apologo su tradimenti e responsabilità.

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Sull'autore

Bohumil Hrabal

Prima di dedicarsi alla narrativa, nel 1956, Bohumil Hrabal (Brno-Židenice 1914 – Praga 1997) esercitò svariati mestieri e si laureò in legge. Apparve sulla scena letteraria internazionale negli anni Sessanta, anche grazie all’Oscar vinto dal film Treni strettamente sorvegliati, tratto da un suo libro. In Italia sono usciti, tra gli altri, Inserzione per una casa in cui non voglio più abitare, Ho servito il re d’Inghilterra e Una solitudine troppo rumorosa.

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