La borsa di Calvi
Ior, P2, mafia: le lettere e i segreti mai svelati del banchiere di Dio
Mario Almerighi
Nella borsa di Roberto Calvi c’è un TESORO. Conteso da tutti. Il Vaticano vuole assolutamente entrare in possesso di quelle carte compromettenti, qui rivelate PER LA PRIMA VOLTA al pubblico insieme alla corrispondenza intercorsa tra alti prelati romani, politici e boss della malavita. Un intreccio sbalorditivo che anticipa molto di quanto accaduto a Roma con l’inchiesta “MAFIA CAPITALE”. MARIO ALMERIGHI, il magistrato che ha avviato l’inchiesta sulla ricettazione della borsa di Roberto Calvi, il banchiere morto nel 1982, racconta che cosa ha scoperto e fa vedere le carte finora rimaste nei cassetti. il loro contenuto è sconvolgente, basti leggere la lettera in cui il boss GIULIO LENA, collegato alla banda della Magliana, chiede al segretario di stato AGOSTINO CASAROLI di riavere quel Miliardo e 200 milioni di lire anticipati per l’acquisto dei documenti contenuti nella borsa di Calvi, con cui il banchiere voleva ricattare la Santa sede. Mai si era avuta una prova tanto lampante di come il mondo della MALAVITA incroci quello, apparentemente così lontano, della Chiesa. Calvi è stato stritolato da poteri troppo forti in cui si sovrappongono politica internazionale, riciclo di denaro sporco, speculazioni finanziarie, commerci illeciti. i soldi concessi al vaticano per sostenere Solidarność e la chiesa in varie parti del mondo, in nome della LOTTA AL COMUNISMO, il “banchiere di Dio” non li riavrà mai. E quelli gestiti per conto della mafia tramite lo Ior non potrà più restituirli. Per lui non c’è scampo. Almerighi ci fa capire come sono andate le cose, anche se la verità giudiziaria ancora una volta rimarrà in sospeso. Per l’omicidio Calvi NESSUNO è stato finora condannato.
Dettagli libro
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Testo originale
Sì -
Lingua
Italiano -
Lingua originale
Italiano -
Data di pubblicazione
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Numero di pagine
352 -
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Sull'autore
Mario Almerighi
Mario Almerighi, nato a Cagliari nel 1939, entra in magistratura nel 1970. Opera inizialmente in Sardegna, poi a Genova, dove avvia il primo e più grande scandalo della storia repubblicana: la compravendita del parlamento da parte dei petrolieri italiani e delle multinazionali dell’oro nero attraverso il pagamento di tangenti ai partiti di governo. Nel 1976 è eletto al Consiglio superiore della magistratura. Giudice istruttore a Roma, si dedica al settore della criminalità organizzata internazionale. Ha indagato sulla morte di Roberto Calvi ribaltando la prima ipotesi di suicidio. È stato presidente di Sezione del Tribunale penale di Roma e presidente del Tribunale di Civitavecchia. Presidente per quarantott’ore dell’Associazione nazionale magistrati, è attualmente presidente dell’associazione Sandro Pertini Presidente. Oltre a I BANCHIERI DI DIO. IL CASO CALVI (Editori riuniti 2002), ha pubblicato molti saggi tra cui PETROLIO E POLITICA (Editori riuniti 2006 e Castelvecchi 2014), TRE SUICIDI ECCELLENTI. GARDINI, CAGLIARI, CASTELLARI (Editori riuniti 2009 e, con il titolo SUICIDI?, università la sapienza 2011), MISTERO DI STATO. LA STRANA MORTE DELL’ISPETTORE DONATONI (Aliberti 2010), CRIMINALITÀ SENZA CONFINI (Aracne 2013) e LA STORIA SI È FERMATA (Castelvecchi 2014). Ha curato il volume LA POLITICA DELLE MANI PULITE che raccoglie scritti di Sandro Pertini (Chiarelettere 2012).