Il titolo del saggio di Sergio Bucchi si rifà a un prezioso suggerimento di Norberto Bobbio: la «non filosofia», esibita da Salvemini in polemica col neoidealismo dominante, fu in realtà una filosofia saldamente radicata nella tradizione empiristica o, meglio, secondo la sua stessa definizione una forma di empirismo «disincagliata dai semplicismi e dalle spavalderie degli “illuministi” e dei “positivisti”».
È lo stile di pensiero che si realizzò concretamente in un’interrogazione, mai interrotta, sulla storia e sulla democrazia. Alla metodologia della storia Salvemini dedicò il suo esordio nella carriera accademica, facendone poi il banco di prova delle sue più importanti imprese storiografiche, dal libro sulla Rivoluzione francese alla ricostruzione del difficile cammino della democrazia italiana, tema che l’avvento del fascismo rese ancora più urgente.
Ancora una volta fu la storia a preparare il terreno alla riflessione teorica. Via via che si faceva più stretto l’assedio dei totalitarismi, la difesa della libertà e delle istituzioni democratiche diventava il compito principale cui erano chiamati gli intellettuali; un compito di cui Salvemini seppe farsi pienamente carico negli anni dell’esilio americano, sviluppando una serie di riflessioni che costituiscono uno dei contributi più originali alla definizione del concetto di democrazia
Più che come la biografia esaustiva di Salvemini – che attende ancora di essere scritta – La filosofia di un non filosofo è piuttosto il tentativo, appieno riuscito, di fornire il senso complessivo dell’esperienza culturale e politica di uno dei più originali intellettuali italiani del Novecento.
È lo stile di pensiero che si realizzò concretamente in un’interrogazione, mai interrotta, sulla storia e sulla democrazia. Alla metodologia della storia Salvemini dedicò il suo esordio nella carriera accademica, facendone poi il banco di prova delle sue più importanti imprese storiografiche, dal libro sulla Rivoluzione francese alla ricostruzione del difficile cammino della democrazia italiana, tema che l’avvento del fascismo rese ancora più urgente.
Ancora una volta fu la storia a preparare il terreno alla riflessione teorica. Via via che si faceva più stretto l’assedio dei totalitarismi, la difesa della libertà e delle istituzioni democratiche diventava il compito principale cui erano chiamati gli intellettuali; un compito di cui Salvemini seppe farsi pienamente carico negli anni dell’esilio americano, sviluppando una serie di riflessioni che costituiscono uno dei contributi più originali alla definizione del concetto di democrazia
Più che come la biografia esaustiva di Salvemini – che attende ancora di essere scritta – La filosofia di un non filosofo è piuttosto il tentativo, appieno riuscito, di fornire il senso complessivo dell’esperienza culturale e politica di uno dei più originali intellettuali italiani del Novecento.
Dettagli libro
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Editore
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Testo originale
Sì -
Lingua
Italiano -
Lingua originale
Italiano -
Data di pubblicazione
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Numero di pagine
320 -
Argomento
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Collana
Sull'autore
Sergio Bucchi
Sergio Bucchi ha insegnato Storia della filosofia moderna presso l’Università di Roma La Sapienza. Si è occupato in particolare della cultura filosofica dell’Illuminismo e del positivismo britannici, dedicando vari studi a David Hume, James Mill, John Stuart Mill, alle teorie etiche e politiche dell’utilitarismo, ai rapporti tra filosofia ed evoluzionismo nell’età vittoriana.
L’interesse per Gaetano Salvemini ebbe inizio con i lavori per il riordino delle carte del suo Archivio. Per Bollati Boringhieri ha curato i volumi di Salvemini Sulla democrazia (2007) e Il ministro della mala vita (2021).
L’interesse per Gaetano Salvemini ebbe inizio con i lavori per il riordino delle carte del suo Archivio. Per Bollati Boringhieri ha curato i volumi di Salvemini Sulla democrazia (2007) e Il ministro della mala vita (2021).