Come può una madre assassinare il figlio? Linfanticidio è un gesto impensabile, soprattutto se compiuto da chi ha il potere di donare la vita. Eppure accade e si cerca di comprenderne le ragioni da sempre. Basti pensare al mito di Medea, che uccide la sua prole per vendicarsi di Giasone, facendo prevalere il suo essere donna sul suo essere madre. Ma è possibile una lettura diversa di questo mito? Anne Dufourmantelle preferisce la moderna versione di Christa Wolf: Medea non uccide direttamente i figli, ma li abbandona in mezzo a una folla inferocita dopo aver scoperto il crimine su cui si fonda lintera città. Lei sa di non essere in grado di salvarli; per lei sono già morti. Leggendo questa riscrittura della storia, la psicanalista francese ha intuito che spesso le madri uccidono i figli perché non riescono a sopportare il movimento di separazione dal bambino e per questo cedono alla pulsione di morte. Dufourmantelle restituisce anche parte della colpa alla società di consumo non assolta «dai suicidi che ammette e dalle innumerevoli sofferenze che genera».
Dettagli libro
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Editore
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Testo originale
Sì -
Lingua
Italiano -
Data di pubblicazione
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Numero di pagine
48 -
Traduttore
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Argomento
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Collana
Sull'autore
Anne Dufourmantelle
(Parigi, 1964 Ramatuelle, 2017) Filosofa e psicanalista francese, dopo aver conseguito il Dottorato in Filosofia alla Sorbona, ha insegnato alla New York University e allÉcole dArchitecture di Parigi-VI. Ha diretto la collana di saggistica Lautre pensée per leditore Stock e pubblicato diversi libri, fra cui in italiano: Il ritorno. Quasi unautobiografia (con Toni Negri, 2003), Sesso e filosofia (2004), Giornale di una tossicofilomaniaca. Conversazioni filosofiche con Anne Dufourmantelle (con Avital Ronell, 2008).