Siamo ormai abituati dalla nostra cultura alfabetica a immaginare per la scrittura il solo referente della lingua parlata. La scrittura è però davvero solo un medium e un codice linguistico ‘secondario’? Non è piuttosto un codice primario, fatto di segni tracciati e di immagini? Le forme figurali storiche dei testi letterari dimostrano che la materialità della scrittura può acquisire un dinamismo proprio. Nelle iniziali medievali, nella poesia figurata barocca e nella poesia concreta-visiva, la scrittura diventa una realtà autonoma, rendendo riconoscibile il campo di tensione tra carattere segnico e autoreferenzialità. Si tratta di fenomeni accomunati da aspetti, strutture e livelli di significato ‘magici’ finora trascurati. Per i suoi stessi presupposti culturali e ideologici la critica non ha infatti mai preso in seria considerazione i prodotti letterari vicini al gioco, all’artifizio o all’incantesimo, che sono sempre parsi inficiati da fiacchezza morale e da narcisismo compositivo. La riqualificazione del concetto di magia consente invece di analizzare la valenza specifica delle produzioni verbovisive per l’esperienza cognitiva ed estetica.
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Italiano -
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Sull'autore
Paola Bozzi
Paola Bozzi insegna Letteratura tedesca all’Università degli Studi di Milano. Ha pubblicato monografie in italiano e in tedesco su autori contemporanei (Thomas Bernhard, Herta Müller, Vilém Flusser), nonché numerosi saggi e articoli sulla letteratura, sulla filosofia e sulla cultura di lingua tedesca del XVII, XVIII, XX e XXI secolo in riviste e volumi collettanei italiani e stranieri. Per i tipi di Mimesis ha pubblicato il volume Dada da capo. Protesta e poesia nel segno del Cabaret Voltaire (2018).