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Una selezione di liriche sull’amore della poetessa che i letterati di Francia chiamavano “Maestro”. Ammirata nell’Ottocento da Dumas, Scribe, Baudelaire, Hugo, Niccolò Paganini, Sainte‐Beuve, Nietzsche, amica di Balzac (che si ispirò a lei per La cugina Bette), Marceline Desbordes‐Valmore fu l’unica donna a essere inclusa nell’antologia di Verlaine I poeti maledetti, che ha segnato la poesia occidentale. Capace di cantare l’amore e il disamore con lingua pura e tagliente, e di affondare il coltello nel dolore e nell’estasi con la grandezza di Saffo e la virulenza di santa Teresa d’Ávila, come disse Verlaine, il suo lirismo e la sua capacità di aderenza alla realtà l’hanno resa una voce inconfondibile e ancora attuale. Se a questo aggiungiamo la sua vita, che sembra tratta da un romanzo di Balzac, possiamo comprendere pienamente la potenza e l’importanza di Marceline Desbordes‐Valmore, la cui fama è giunta nel Novecento, grazie agli apprezzamenti di Renée Vivien, Mallarmé, Colette, Cécile Sauvage, e non fa che crescere col passare del tempo.

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