Cribol è un giovane frequentatore di osterie, giocatore di carte, prestigiatore, abile affabulatore, seduttore impenitente. Emana una sensualità dirompente, quasi demoniaca. Il nome con cui tutti lo chiamano è una contrazione di “Cristo” e “diavolo”: le parole che ripete ossessivamente quando perde a carte. È sposato con Isabella, ma il loro matrimonio senza amore somiglia al contratto con cui diventano soci di un’osteria, un negozietto di chincaglieria e una bottega di alimentari, a cui ben presto si aggiunge una pompa di benzina. La relazione tra i due è fondata sul tacito accordo per cui Cribol può vivere tutte le avventure amorose che desidera, purché non compromettano le loro attività commerciali. Quando però Cribol sente venir meno la sua virilità, cerca la cura nei corpi giovani che incontra tra boschi e ruscelli e così attira lo sguardo severo di don Fulvio, il parroco del paese, il quale, animato da un ardore uguale e contrario, è deciso a fermare la sfrontata libertà di Cribol. “Comisso provoca, si svela come mai altrove. Prova a fondare e a narrare, come un aedo contemporaneo, un suo mito: selvaggio, carico di eros e di mistero.” Dalla prefazione di Paolo Di Paolo
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Italian -
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About the author
Giovanni Comisso
Giovanni Comisso è nato a Treviso nel 1895. Dopo gli studi classici si arruola volontario, partecipando alla Prima Guerra Mondiale e all’impresa di Fiume. Rientrato dal fronte, prosegue gli studi a Genova e poi a Siena; si laurea in Legge, ma abbandona presto l’attività da avvocato, per lavorare come libraio a Milano e successivamente come mercante d’arte a Parigi, dove ha un lungo sodalizio con il pittore De Pisis e con lo scultore Arturo Martini. Prolifico scrittore e giornalista, ha vinto il Premio Bagutta con Gente di mare (1928), il Premio Viareggio con Capricci italiani (1952) e il Premio Strega con Un gatto attraversa la strada (1955); ha viaggiato in Italia e all’estero come inviato speciale, collaborando con “Solaria”, “L’Italiano”, “Il Mondo” e i quotidiani “Corriere della Sera”, “Il Giorno” e “Il Gazzettino”. Muore nel 1969 a Treviso, che gli intitolerà dieci anni dopo l’omonimo Premio letterario.