La raccolta di racconti Gli otto volti del lago Biwa, l’opera narrativa più nota dello scrittore bavarese Max Dauthendey, pubblicata per la prima volta a Monaco nel 1911, dà veste narrativa a otto vedute giapponesi in voga nel paese del Sol Levante dal tardo Seicento fino a oggi. Dauthendey riprende quasi alla lettera i titoli delle otto vedute del noto artista Utagawa Hiroshige (1797-1858), uno dei più popolari maestri della xilografia nella tarda era Edo, antico nome di Tokyo. Le immagini sono tutte relative al lago Biwa, cantato per la sua peculiare bellezza paesaggistica. Come queste, anche i racconti prendono le mosse da illustrazioni di luoghi concreti, ma trascendono la realtà per elevarsi a una dimensione fantasmagorica, affascinante e inquietante, che trasforma i toponimi in mero spunto per l’evocazione di persone sempre in bilico fra verità e suggestione onirica, protagonisti di decadenti storie d’amore e di morte. Per questo motivo si è preferito tradurre il sostantivo tedesco plurale Gesichter con volti, intesi sia nella loro corporeità anatomica, sia come “visioni” suggerite dalla fantasia. L’immagine che lo scrittore offre qui del Giappone, è quella di un paese insieme fiabesco e conturbante, che alletta e allo stesso tempo destabilizza gli Occidentali.
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Yes -
Language
Italian -
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Max Dauthendey
Max Dauthendey (1867-1918), nato nel 1867 nella bavarese Würzburg dalle seconde nozze di un dagherrotipista e fotografo di successo che aveva fatto fortuna in Russia, deluse le aspettative di suo padre che avrebbe voluto vederlo succedere nel suo laboratorio. Già da ragazzino, invece, il futuro scrittore cercò di emanciparsi dal padre dispotico e violento per dedicarsi alla pittura e alla poesia. Uomo inquieto, Dauthendey fece lunghi soggiorni in Russia e compì numerosi viaggi. Quello che tuttavia diede un impulso definitivo alla sua carriera di letterato fu il giro del mondo intrapreso nel 1905. Il Giappone, dove soggiornò fra l’aprile e il maggio del 1906, lo affascinò al punto da indurlo a consideralo il suo “paese ideale”. Con le opere pubblicate dopo il giro del mondo arrivò per Dauthendey anche il successo, che pose fine alla sua instabilità economica. Nel 1914, nel corso di un secondo viaggio intorno al mondo, fu però sorpreso dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale, che gli impedì di far rientro in Germania. Afflitto dalla malattia e dalla nostalgia per la patria lontana, si spense a Giava nell’agosto 1918, poco prima della fine del conflitto.