Gli universali Equivoci, derive e strategie dell'universalismo

Gli universali

Equivoci, derive e strategie dell'universalismo

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Universale, universalità, universalismo. Tre parole che in Occidente hanno inaugurato la modernità e che oggi, entrate nel linguaggio corrente, suonano più che mai attuali perché appaiono in sintonia con il mondo globalizzato, accreditandosi addirittura come sue ambasciatrici nella sfera dei diritti. In realtà, quel «valere per tutti» invocato a criterio supremo di equità e inclusione poggia su basi malferme, non accidentalmente, ma costitutivamente. Lo sanno bene, i filosofi, quanto «dire l'universale» equivalga a seminare scompiglio, ad attizzare dispute accanite. Uno dei maggiori tra loro, Étienne Balibar, lo ritiene tuttavia un compito a cui il pensiero non può sottrarsi, anzi la stessa ragion d'essere della filosofia, che così manifesta sino in fondo la propria intrinseca politicità. Concepito in opposizione ai particolarismi identitari e comunitari, alle chiusure, ai privilegi e alle disuguaglianze che vi sono connessi, il discorso dell'universale – l'universalismo – vive però delle contraddizioni, delle aporie, degli equivoci e delle ambivalenze che genera in permanenza. A cominciare dall'assolutezza a cui aspirano le sue formulazioni, subito relativizzate dal fatto di essere radicate in una lingua, in una storia, in una cultura, ed esposte al rischio di esercitare intolleranza, discriminazione e violenza nel momento del passaggio all'atto. Se dunque gli universalismi si danno, per ineliminabile paradosso, solo al plurale, l'universale non è una forma pura, un'idea svincolata da ogni determinazione spazio-temporale ed esprimibile in un inesistente metalinguaggio: secondo Balibar, non è neppure un concetto, bensì «il correlato di un’enunciazione che produce o meno, a seconda delle circostanze, un effetto di universalità». Ed è questo sorprendente dispositivo, innanzitutto antropologico, che qui viene decostruito nelle sue molteplici strategie conflittuali.

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About the author

Étienne Balibar

Étienne Balibar è professore emerito dell’Università di Paris X-Nanterre e insegna presso la University of California di Irvine. È tra i più autorevoli filosofi della politica contemporanei. Tra i suoi ultimi saggi: Europe, constitution, frontière (2005), Violence et  civilité. Wellek Library Lectures et autres essais de philosophie politique (2010), La Proposition de l’égaliberté. Essais politiques 1989-2009 (2010), Citoyen sujet et autres essais d’anthropologie philosophique (2011) e Des Universels. Essais et conférences (2016). In traduzione italiana: Leggere il Capitale (con Louis Althusser, 1971), Razza, nazione, classe. Le identità ambigue (con Immanuel Wallerstein, 1991), Per Althusser (1991), Le frontiere della democrazia (1993), Spinoza e la politica (1996), La paura delle masse. Politica e filosofia prima e dopo Marx (2001), L’Europa, l’America, la guerra (2003), Noi cittadini d’Europa? Le frontiere, lo Stato, il popolo (2004) ed Europa paese di frontiere (2007). Presso Bollati Boringhieri sono usciti Cittadinanza (2012), Crisi e fine dell’Europa? (2016) e Gli universali. Equivoci, derive e strategie dell'universalismo (2018).

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