«Un testo libero e sfrontato. Dopo aver letto il memoir di Wylie, resta la sensazione di aver imparato qualcosa.»
The New York Times
«Intelligente, divertente, profondo, intellettualmente affamato.»
Corriere della Sera
Il 17 marzo 2018, il Guardian, il New York Times e Channel 4 News hanno pubblicato i risultati di un’indagine durata un anno, nata dalla mia decisione di svelare quanto stava accadendo dentro a Cambridge Analytica e Facebook. Le mie rivelazioni hanno dato inizio alla più grande indagine giudiziaria della storia incentrata sulla raccolta e l’utilizzo di dati online.
«Cos’è Cambridge Analytica?» mi chiese la giornalista del Guardian.
«È lo strumento psicologico di Steve Bannon per fottere il cervello della gente» le dissi senza mezzi termini.
Inizia così l’inchiesta destinata a scoperchiare il più grande scandalo del nuovo millennio e a rivelare al mondo la scioccante vulnerabilità delle nostre democrazie.
L’idea di base era semplice: rivoluzionare il marketing politico con una specie di porta a porta digitale. Steve Bannon, cofondatore di Cambridge Analytica e stratega di Trump, ha capito da tempo che i mondi virtuali di internet sono molto più reali di quanto creda la gente. Le persone controllano il telefono in media cinquantadue volte al giorno. La prima e l’ultima cosa che vedono nelle ore di veglia è uno schermo. E ciò che vedono su quello schermo può motivarne i comportamenti. Niente è più solo online e l’informazione online – o la disinformazione – che colpisce i suoi soggetti di riferimento può portare a terribili tragedie.
Questa è la storia di come Cambridge Analytica ha usato i dati ottenuti illegalmente da Facebook per entrare nella mente di milioni di persone e indurle con l’inganno ad aderire a precisi modelli di comportamento. Questa è la storia di come è nato il più grande sistema di profilazione e manipolazione di massa della storia umana e dei suoi devastanti effetti sulla vita politica delle nazioni e su quella personale degli individui. Questa è la storia di Christopher Wylie, il genio ventenne dell’informatica che ha reso possibile tutto ciò e che poi, di fronte all’enormità delle conseguenze, ha deciso di staccare la spina.
Questa è la storia che tutti noi dovremmo conoscere, perché quello che è successo finora potrebbe essere stato solo un test.
The New York Times
«Intelligente, divertente, profondo, intellettualmente affamato.»
Corriere della Sera
Il 17 marzo 2018, il Guardian, il New York Times e Channel 4 News hanno pubblicato i risultati di un’indagine durata un anno, nata dalla mia decisione di svelare quanto stava accadendo dentro a Cambridge Analytica e Facebook. Le mie rivelazioni hanno dato inizio alla più grande indagine giudiziaria della storia incentrata sulla raccolta e l’utilizzo di dati online.
«Cos’è Cambridge Analytica?» mi chiese la giornalista del Guardian.
«È lo strumento psicologico di Steve Bannon per fottere il cervello della gente» le dissi senza mezzi termini.
Inizia così l’inchiesta destinata a scoperchiare il più grande scandalo del nuovo millennio e a rivelare al mondo la scioccante vulnerabilità delle nostre democrazie.
L’idea di base era semplice: rivoluzionare il marketing politico con una specie di porta a porta digitale. Steve Bannon, cofondatore di Cambridge Analytica e stratega di Trump, ha capito da tempo che i mondi virtuali di internet sono molto più reali di quanto creda la gente. Le persone controllano il telefono in media cinquantadue volte al giorno. La prima e l’ultima cosa che vedono nelle ore di veglia è uno schermo. E ciò che vedono su quello schermo può motivarne i comportamenti. Niente è più solo online e l’informazione online – o la disinformazione – che colpisce i suoi soggetti di riferimento può portare a terribili tragedie.
Questa è la storia di come Cambridge Analytica ha usato i dati ottenuti illegalmente da Facebook per entrare nella mente di milioni di persone e indurle con l’inganno ad aderire a precisi modelli di comportamento. Questa è la storia di come è nato il più grande sistema di profilazione e manipolazione di massa della storia umana e dei suoi devastanti effetti sulla vita politica delle nazioni e su quella personale degli individui. Questa è la storia di Christopher Wylie, il genio ventenne dell’informatica che ha reso possibile tutto ciò e che poi, di fronte all’enormità delle conseguenze, ha deciso di staccare la spina.
Questa è la storia che tutti noi dovremmo conoscere, perché quello che è successo finora potrebbe essere stato solo un test.
Book details
-
Publisher
-
Language
Italian -
Original language
English -
Publication date
-
Page count
336 -
Theme
-
Collection
About the author
Christopher Wylie
Christopher Wylie (1989, Victoria, British Columbia) è un millennial nato e cresciuto a bagno nella Rete. Dislessico, con un deficit dell’attenzione, bullizzato a scuola, a sedici anni abbandona gli studi. In seguito lavora nello staff del Partito liberaldemocratico canadese, studia programmazione da autodidatta, partecipa come volontario alla campagna di Obama e lì scopre il microtargeting digitale. Nel 2010 si trasferisce a Londra, si laurea alla London School of Economics e prende un PhD in Machine Learning alla prestigiosa Central Saint Martins. Assunto dalla società inglese SCL Group, contractor della Difesa britannica specializzato in guerre informatiche, sviluppa Cambridge Analytica. Nel 2014 la società è cresciuta oltre ogni immaginazione e le sue attività di disinformazione e manipolazione stanno raggiungendo livelli eticamente insopportabili per Wylie: «In sostanza stavamo creando una macchina per contagiare l’America con odio e paranoia religiosa, e non potevo più ignorare l’immoralità e l’illegalità di tutto ciò. Non volevo esserne complice», scrive Christopher.
Decide di licenziarsi e un paio di anni più tardi, grazie alla giornalista del Guardian Carole Cadwalladr, fa scoppiare lo scandalo che coinvolge, tra gli altri, Steve Bannon, lo stratega di Donald Trump, e Facebook.
Attualmente vive a Londra e lavora come consulente per il colosso svedese H&M.
Decide di licenziarsi e un paio di anni più tardi, grazie alla giornalista del Guardian Carole Cadwalladr, fa scoppiare lo scandalo che coinvolge, tra gli altri, Steve Bannon, lo stratega di Donald Trump, e Facebook.
Attualmente vive a Londra e lavora come consulente per il colosso svedese H&M.