
«Ogni punto di partenza ha bisogno di un ritorno. Meizoun».
«Una relazione naufragata. Una fine che cerca un nuovo inizio. Il nido dell'infanzia che ridiventa utero, cuccia e serra per un nuovo germinare. Quattro case arroccate in Val Germanasca, qualche anziano, il bosco, il freddo da addomesticare, la neve che ricopre morbida i camini. E quella lingua astrusa, il patois. E poi ancora la vecchia Nanà che dissodando i ricordi rimette in moto la vita... È proprio un bel libro. »
Luciana Littizzetto
«Un romanzo potentissimo, povero e principesco nello stesso tempo. »
Corriere della Sera - Antonio D'Orrico
Ogni punto di partenza ha bisogno di un ritorno. Per riconciliarsi con il mondo, dopo una storia d’amore finita, Adelaide torna nel paese in cui è nata, un pugno di case in pietra tra le montagne aspre della Val Germanasca: una terra resistente dove si parla una lingua antica e poetica. È lì per rifugiarsi nel respiro lungo della sua infanzia, negli odori familiari di bosco e legna che arde, dipanare le matasse dei giorni e ricucirsi alla sua terra: ‘fare la muta al cuore’, come scrive nelle lettere al figlio. Ad aspettarla – insieme a una bufera di neve – c’è Nanà, ultima custode di casa, novant’anni portati con tenacia. Levì, l’altro anziano che ancora vive lassù, è stato ricoverato in clinica dopo una brutta caduta. Isolate dal mondo per quattordici giorni, nel solo spazio di quel piccolo orizzonte, le due donne si prendono cura l’una dell’altra. Mentre Adelaide si adopera per essere utile a Nanà e riportare a casa Levì, l’anziana si confida senza riserva, permettendole di entrare nelle case vuote da tempo, e consegnandole la chiave di una stanza intima e segreta che trabocca di scatole, libri ricuciti, contenitori e valigie, in cui la donna ha stipato i ricordi di molte vite, tra uomini, fiori, alberi e animali, acqua e tempo. Una biblioteca di esistenze, di linguaggi, gesti e voci, dove ogni personaggio è sentimento, un modo di amare. Fotografie, lettere, oggetti che sanno raccontare e cantare il tempo: di guerra e povertà, amori coltivati in silenzio, regole e speranza, fatica e fantasia. Un testamento corale che illumina le ombre e le rimette in equilibrio. La bellezza intensa che respira oltre la vita e rimane in attesa di parole. Tuffarsi nella memoria significa avere il coraggio di inventare un altro finale e vivere oltre il tempo che ci è stato concesso, per ritrovare il luogo intimo di ognuno. La casa.
«Una relazione naufragata. Una fine che cerca un nuovo inizio. Il nido dell'infanzia che ridiventa utero, cuccia e serra per un nuovo germinare. Quattro case arroccate in Val Germanasca, qualche anziano, il bosco, il freddo da addomesticare, la neve che ricopre morbida i camini. E quella lingua astrusa, il patois. E poi ancora la vecchia Nanà che dissodando i ricordi rimette in moto la vita... È proprio un bel libro. »
Luciana Littizzetto
«Un romanzo potentissimo, povero e principesco nello stesso tempo. »
Corriere della Sera - Antonio D'Orrico
Ogni punto di partenza ha bisogno di un ritorno. Per riconciliarsi con il mondo, dopo una storia d’amore finita, Adelaide torna nel paese in cui è nata, un pugno di case in pietra tra le montagne aspre della Val Germanasca: una terra resistente dove si parla una lingua antica e poetica. È lì per rifugiarsi nel respiro lungo della sua infanzia, negli odori familiari di bosco e legna che arde, dipanare le matasse dei giorni e ricucirsi alla sua terra: ‘fare la muta al cuore’, come scrive nelle lettere al figlio. Ad aspettarla – insieme a una bufera di neve – c’è Nanà, ultima custode di casa, novant’anni portati con tenacia. Levì, l’altro anziano che ancora vive lassù, è stato ricoverato in clinica dopo una brutta caduta. Isolate dal mondo per quattordici giorni, nel solo spazio di quel piccolo orizzonte, le due donne si prendono cura l’una dell’altra. Mentre Adelaide si adopera per essere utile a Nanà e riportare a casa Levì, l’anziana si confida senza riserva, permettendole di entrare nelle case vuote da tempo, e consegnandole la chiave di una stanza intima e segreta che trabocca di scatole, libri ricuciti, contenitori e valigie, in cui la donna ha stipato i ricordi di molte vite, tra uomini, fiori, alberi e animali, acqua e tempo. Una biblioteca di esistenze, di linguaggi, gesti e voci, dove ogni personaggio è sentimento, un modo di amare. Fotografie, lettere, oggetti che sanno raccontare e cantare il tempo: di guerra e povertà, amori coltivati in silenzio, regole e speranza, fatica e fantasia. Un testamento corale che illumina le ombre e le rimette in equilibrio. La bellezza intensa che respira oltre la vita e rimane in attesa di parole. Tuffarsi nella memoria significa avere il coraggio di inventare un altro finale e vivere oltre il tempo che ci è stato concesso, per ritrovare il luogo intimo di ognuno. La casa.
Book details
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Publisher
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Original text
Yes -
Language
Italian -
Publication date
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Page count
400 -
Theme
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Collection
About the author
Valeria Tron
Valeria Tron è figlia della Val Germanasca. Illustratrice, cantautrice, artigiana del legno, ha esordito con il romanzo L’equilibrio delle lucciole (Salani, 2022), candidato al Premio Strega, finalista al Premio Benedetto Croce, al Premio Massarosa e al Premio Le Pagine della terra, e vincitore del Premio Femminile, plurale e del Premio Città di Cave.