La politica e il contratto Dalla affermazione dei valori alla negoziazione degli interessi

La politica e il contratto

Dalla affermazione dei valori alla negoziazione degli interessi

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«La potenza del contratto suscita timore. Ma tutto ciò non deve indurci a trascurare che, attraverso il calcolo degli interessi, a volte spietato, il contratto ci allena alla ragionevolezza, al compromesso piuttosto che allo scontro di valori non negoziabili. Non sappiamo se la nuova strategia di incanalare il senso di ciò che vale nel solco dell’interesse e nell’arena del contratto sarà vittoriosa. Come non sappiamo se quella vittoria sarebbe fausta anziché infausta. Assisteremo all’esito di questo esperimento, che sarebbe piaciuto a Hobbes. Forse sarà la volta del regno del contratto». L’accordo tra il Movimento 5 Stelle e la Lega che ha dato vita a una nuova maggioranza parlamentare ha assunto un’enfasi particolare, espressa dalla stessa scelta del nome. Il «contratto di governo» negoziato e sottoscritto tra le due formazioni politiche si ispira esplicitamente al modello contrattuale mutuato dal diritto privato. L’intesa, a prescindere persino dai suoi contenuti, vuole prefigurare già di per sé un diverso metodo dell’azione politica, nel contesto post-ideologico della terza Repubblica. Secondo tutta una scuola di filosofia della politica, il contratto rappresenta la forma simbolica del patto su cui si fonda la comunità e che legittima la sovranità dello Stato sui cittadini. Ma, nel caso del «contratto di governo», l’intesa viene stabilita non con i governati, bensì tra i governanti. L’accordo delle parti politiche si sposta così dal piano istituzionale a quello della negoziazione privata di interessi, sulla base di istanze di democrazia diretta che trovano la loro massima espressione nel progetto di revisione del principio costituzionale della libertà di mandato elettorale: un fortissimo elemento, quest’ultimo, di discontinuità con il quadro istituzionale preesistente. La negoziazione di interessi sostituisce in effetti la rivendicazione di valori che era alla base del discorso politico precedente. È chiaro lo scopo di una simile novità: in tal modo si legittima un accordo politico tra parti che si considerano inizialmente assai distanti tra loro. Con il contratto, le promesse e le obbligazioni reciproche dei contraenti si limiterebbero alle materie effettivamente negoziate, tenendo così al riparo le rispettive identità politiche. Restano da valutare tutte le implicazioni di una simile riorganizzazione dello spazio politico. E, in particolare, resta aperta più che mai la domanda se questa privatizzazione dell’azione di governo possa essere considerata una buona o una cattiva novella.

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About the author

Fabrizio Di Marzio

Fabrizio Di Marzio è professore ordinario di diritto privato nell’Università Gabriele D’Annunzio di Chieti-Pescara. È, tra l’altro, componente del Comitato scientifico della Fondazione Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare e del Comitato scientifico dell’Enciclopedia del diritto. È stato magistrato ordinario. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: La ricerca del diritto (Laterza, 2021), Giudici divoratori di doni. Esiodo, alle origini del diritto (Mondadori Electa, 2021) e, per i tipi della Donzelli, La politica e il contratto. Dalla affermazione dei valori alla negazione degli interessi (2018).

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