L’esercizio della memoria è un dovere, sia per i cittadini sia per le stesse istituzioni, perché, come diceva Antonio Gramsci, la storia è maestra, ma non ha scolari. Certo, la storia non si ripete mai in modo uguale; trova invece sempre nuove, tragiche forme di espressione. Il monito della Shoah, però, pur nella unicità di quella tragedia, è sempre attuale nel metterci in guardia, in ogni tempo, dai pericoli della “banalità del male”.
(dalla Introduzione di Andrea Patroni Griffi)
Credo… che questo bambino, al quale non fu mai dato neanche il nome, ci abbia lasciato un messaggio enorme: quello dell’inestimabile valore della vita di ogni essere umano.
(dall’Intervento di Ariel Finzi)
La Shoah, come terribile e tragico evento storico, se non è il punto di partenza della discussione bioetica né dell’opportuna enfasi dei diritti umani nel dibattito della bioetica contemporanea, è certamente il punto di svolta verso una riflessione corale e accorata sulla persona umana in tutto l’arco della sua esistenza.
(dall’Avvio alla lettura del volume di Pasquale Giustiniani e Carmela Bianco)
È fonte di grande speranza, orgoglio, fiducia vedere gli sguardi dei tanti giovani studenti universitari e liceali intervenuti: attenti, partecipi, a volte stupiti, talora sgomenti e increduli, mai minimamente annoiati… Chi mai potrà assumersi la responsabilità di dire a questi ragazzi che, a loro, non abbiamo più niente da comunicare? E di dire, ai “sommersi e ai salvati”, che ormai la loro storia è chiusa, non ci interessa più?
(dalla Nota conclusiva di Francesco Lucrezi)
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