Perché le persone hanno bisogno di raccontarsi? Perché questo bisogno, oggi, sembra esprimersi a livelli tali da far dubitare che la nostra società sia malata di protagonismo? L’ipotesi del libro è che il bisogno crescente di raccontarsi derivi dal fatto che la narrazione è un modo per rispondere alle ‘sfide’ dell’identità, nell’attuale società dell’incertezza. Oggi, le persone sono più libere che in passato di costruire un percorso di vita autonomo, ma sono anche più sole nella loro ricerca di senso, soggette al rischio di rimanere invisibili agli occhi degli altri. Raccontarsi è un modo per esplicitare il proprio percorso, attirare l’attenzione su di esso, stabilire una relazione, sollecitare qualche forma di riconoscimento: è un modo per essere certi di esistere. Come si racconta? La narrazione di sé implica sempre un interlocutore, si snoda su piani diversificati e prende forma grazie al gioco complesso della memoria. Il libro analizza questi aspetti, sottolineando le dinamiche comunicativo- relazionali che li caratterizzano. Che cosa si racconta e che cosa si fatica a raccontare? Nella parte finale, si presentano alcuni esempi di ricerche su tre punti nodali: l’incertezza biografica, di giovani e meno giovani; il divenire delle famiglie; l’esperienza della ‘normale’ violenza quotidiana.
Book details
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Publisher
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Original text
Yes -
Language
Italian -
Original language
Italian -
Publication date
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Page count
183 -
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Collection
About the author
Marita Rampazi
Marita Rampazi è professore associato di Sociologia presso la Facoltà di Economia dell’Università di Pavia. Fra le sue pubblicazioni più recenti sull’incertezza identitaria nelle società contemporanee, si segnalano: Nuove fragilità e lavoro di cura (con V. Iori, Milano 2008), La memoria pubblica (con A.L. Tota, a cura di, Novara 2007), Il linguaggio del passato (con A. L. Tota, a cura di, Roma 2005), L’incertezza quotidiana (a cura di, Milano 2002).