Adam Smith a Pechino Genealogie del ventunesimo secolo

Adam Smith a Pechino

Genealogie del ventunesimo secolo

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Adam Smith è praticamente sconosciuto in Cina, eppure alla base del successo dell’economia cinese abitano alcune idee compatibili con quelle teorizzate nel suo La ricchezza delle nazioni. Questo sostiene l’economista Giovanni Arrighi, per anni direttore del dipartimento di Sociologia alla Johns Hopkins University di Baltimora. In accordo con la concezione di Smith, la Cina ha sempre manifestato una forte tendenza a sviluppare uno stabile mercato interno che non favorisce l’ascesa del singolo e l’accumulazione eccessiva di capitali; inoltre, ha sempre privilegiato un massiccio uso di manodopera. Giovanni Arrighi ricostruisce una storia diversa dell’economia e della società globali, in cui l’economia orientale è stata per secoli la più ricca e dopo una lunga fase di flessione è tornata a superare le economie occidentali. Da diversi anni viviamo quella che l’autore definisce una “crisi di egemonia”, un processo che segna cioè lo spostamento del centro dell’economia mondiale dagli Stati Uniti alla Cina. Così come in passato le grandi crisi hanno scandito altre fasi di passaggio, nel mondo attuale solo l’economia cinese può assumere un ruolo egemone. Alla luce di tutto ciò, Arrighi si chiede se la Cina possa dunque proporre un valido modello che sia alternativo alla tradizionale american way of life.

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Sobre el autor

Giovanni Arrighi

Giovanni Arrighi (Milano, 1937 - Baltimora, 2009), economista, sociologo e politologo, è stato uno dei principali esponenti del pensiero critico italiano. Ha insegnato nelle università di Dar es Salaam, Trento, Cosenza, New York e Baltimora. Ha diretto il dipartimento di Sociologia della Johns Hopkins University di Baltimora. Con Samir Amin, Andre Gunder Frank e Immanuel Wallerstein ha contribuito a rinnovare profondamente la lettura generale del funzionamento del capitalismo e dei processi di mutamento sociale contemporanei. È stato uno dei teorici dei sistemi-mondo. A partire dagli anni Sessanta con le sue riflessioni ha seguito i mutamenti della società mondiale, contribuendo a coniare alcune delle categorie usate dai grandi movimenti sociali degli ultimi decenni. Tra le sue opere: Sviluppo economico e sovrastrutture in Africa (1969), La geometria dell’imperialismo (1978), Antisystemic movements (con Terence Hopkins e Immanuel Wallerstein, 1992), Il lungo XX secolo (1996), Caos e governo del mondo (con Beverly Silver, 2003).

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