Nell’ottobre del 958 Berengario II d’Ivrea, re d’Italia, concedeva a un eminente personaggio dell’area trevigiana di nome Rambaldo la corte pubblica di Lovadina, sulla riva destra del fiume Piave. Si trattava del capostipite della famiglia dei conti di Treviso, più tardi noti come Collalto, che diverranno tra i maggiori protagonisti delle vicende storiche di questo territorio lungo tutti i secoli successivi.
Con la fondazione, e la sua costante cura, dell’abbazia di Sant’Eustachio a Nervesa (1062) e l’edificazione dei castelli di Collalto (1110) e di San Salvatore (1245), a presidio del medio Piave, il casato seppe costruire e difendere nel tempo un organismo territoriale, di stretta emanazione imperiale, sul genere di quello dei piccoli stati padani dei Correggio, dei Pico della Mirandola, dei Gonzaga o dei Guastalla con cui i Collalto intrecciarono assai spesso gli interessi famigliari grazie ad accorti matrimoni.
Patrizi veneti dal 1306, titolari di una splendida corte rinascimentale, avveduti politici tra Quattro e Cinquecento tra Impero e Repubblica di Venezia, valenti uomini d’arme, i Collalto, dopo aver aperto un secondo ramo in Moravia nei domini asburgici, nella prima metà del Seicento, e quindi nominati principi dell’Impero nel 1822, mantennero sempre una sostanziale coesione famigliare che ne ha consentito lo straordinario percorso millenario fino ai nostri giorni.
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