La corruzione è fenomeno multiforme che sfugge alla definizione. Si nutre dell’intreccio tra forze sociali, culturali e politiche, affonda le radici in circostanze storiche peculiari, fiorisce nello scontro di potere economico tra gruppi dominanti e minoranze. Ma perché prospera in alcuni contesti e non in altri? Quali dinamiche la alimentano? Nel fondere sociologia e giurisprudenza, Carlo Berti e Piercamillo Davigo analizzano i fattori socio-culturali che influenzano e sono influenzati dalla corruzione, in Italia e nel mondo: i media, la religione, la politica. Molto più che un «abuso di potere delegato per beneficio privato», come viene spesso intesa, è innanzitutto un’interazione sociale complessa, a cui si associano rassegnazione e fatalismo, malaffare e clientelismo, oltre che un atteggiamento di forte sfiducia nella politica e nelle istituzioni. A contrastarne la diffusione contribuiscono la libertà di stampa e quel “senso civico” che pone i Paesi scandinavi in cima alle classifiche di trasparenza, dove invece non compare l’Italia, storicamente caratterizzata da corruzione diffusa e sistemica. Al nostro Paese serve una cura su più fronti, che affianchi a misure politiche e legislative a tutela dell’indipendenza della magistratura un profondo intervento di natura culturale, «fatto di educazione civica, attivismo, giornalismo libero, indipendente e altamente professionale» ma anche di «comportamenti quotidiani che inducano, nel tempo, un cambiamento sociale positivo».
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Italian -
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