Oggi la cultura di sinistra, ridotta quasi esclusivamente a forme più o meno radicali di politically correct, non rappresenta altro che la faccia presentabile della dominante «destra del denaro». Essa riveste di un multicolore manto di moralità la plumbea assenza di scrupoli della seconda, svolgendo così una funzione propriamente ideologica. Il Sessantotto ne è stato il mito di fondazione, generando una mentalità che «promuove un mondo simbolico in cui tutte le discriminazioni, all’infuori di quella derivante dagli spaventosi differenziali di potere, consumo e reddito, vengono demonizzate». Non parliamo del ’68 in quanto tale, poiché in quel frangente storico si intrecciarono istanze sociali variegate, complesse e anche contraddittorie. Parliamo invece di un senso comune che si è rivelato estremamente congeniale a favorire l’ingresso del capitalismo nella sua fase assoluta. A detta di Costanzo Preve, quella di Adorno è stata la filosofia più estranea al Sessantotto che si potesse concepire. Egli è stato infatti uno dei più acuti interpreti del filo rosso che unisce il liberismo economico “di destra” e il liberalismo dei costumi “di sinistra”, che al di là delle apparenze non costituiscono due alternative inconciliabili, ma due facce della stessa medaglia, la logica sistemica del capitalismo speculativo.
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Italian -
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454 -
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Sobre el autor
Costanzo Preve
Costanzo Preve (1943-2013) ha studiato scienze politiche, filosofia e neoellenistica a Torino, Parigi e Atene (1961-1967). Per trentacinque anni (1967-2002) ha insegnato filosofia e storia nei licei italiani. È autore di studi filosofici e politici noti in Italia e tradotti in molti paesi europei.