La versione di Pazienza
Il racconto inedito dell’ex agente del Sismi protagonista di tanti misteri italiani
Francesco Pazienza
“Non ho bisogno di discolparmi,
però alcune cose voglio raccontarvele.
Soprattutto una: il Banco Ambrosiano non fallì,
fu fagocitato da diversi parassiti.
È giunta l’ora di ristabilire la verità.”
Il fuoriscena del potere raccontato
da un protagonista in prima linea,
l’uomo dei servizi segreti
coinvolto in alcuni dei più oscuri
misteri della Prima repubblica
Faccendiere, agente segreto, massone, depistatore, protagonista di tanti misteri italiani, dalla strage alla stazione di Bologna (2 agosto 1980) alla morte del banchiere di Dio Roberto Calvi (17 giugno 1982) e al crac dell’Ambrosiano, ogni volta che si evoca il suo nome si materializza quel fuoriscena del potere che ha governato l’Italia nell’ombra seminando morte e terrore. Ma chi è davvero Francesco Pazienza? Riprendendo il racconto fatto oltre vent’anni fa nel suo libro Il disubbidiente e con il supporto di nuovi documenti, in queste pagine è lui a raccontare la sua versione dei fatti. Una versione certamente di parte, ma indispensabile per diradare la nebbia che ancora avvolge un pezzo importante della storia del nostro paese.
Pazienza non ci sta ad accollarsi tutta la responsabilità per il crac dell’Ambrosiano, né a passare da depistatore per la strage di Bologna, così ritorna agli ultimi giorni di Roberto Calvi, che lui ha vissuto in prima linea, e racconta i momenti salienti di quella che definisce “la grande abbuffata” dell’Ambrosiano. Era tutt’altro che una banca fallita. Calvi sarebbe stato vittima di un attacco perpetrato da quelli che Pazienza definisce “gli sciacalli”. Denuncia inoltre le manovre che hanno portato alla sua condanna come depistatore per l’attentato di Bologna, contestando carte alla mano la documentazione che ha consentito la sua estradizione dagli Stati Uniti e la detenzione brutale al 41bis per oltre otto mesi.
La versione di Pazienza mette in scena senza filtri l’Italia della Prima repubblica.
Il potere visibile della politica e dell’economia, da Andreotti a Cuccia, e quello meno visibile dei servizi segreti o del famigerato Ufficio Affari Riservati del ministero dell’Interno, da Giuseppe Santovito a Federico Umberto D’Amato, passando ovviamente per Licio Gelli e il suo sodale Umberto Ortolani. Sono gli anni più violenti e
bui della nostra storia recente, raccontati da un protagonista che certamente ha occupato un posto di primissimo piano nelle stanze del potere. Un uomo che, diversamente da molti altri, non ha goduto della più totale impunità, avendo scontato fino in fondo la sua pena in varie carceri italiane.
però alcune cose voglio raccontarvele.
Soprattutto una: il Banco Ambrosiano non fallì,
fu fagocitato da diversi parassiti.
È giunta l’ora di ristabilire la verità.”
Il fuoriscena del potere raccontato
da un protagonista in prima linea,
l’uomo dei servizi segreti
coinvolto in alcuni dei più oscuri
misteri della Prima repubblica
Faccendiere, agente segreto, massone, depistatore, protagonista di tanti misteri italiani, dalla strage alla stazione di Bologna (2 agosto 1980) alla morte del banchiere di Dio Roberto Calvi (17 giugno 1982) e al crac dell’Ambrosiano, ogni volta che si evoca il suo nome si materializza quel fuoriscena del potere che ha governato l’Italia nell’ombra seminando morte e terrore. Ma chi è davvero Francesco Pazienza? Riprendendo il racconto fatto oltre vent’anni fa nel suo libro Il disubbidiente e con il supporto di nuovi documenti, in queste pagine è lui a raccontare la sua versione dei fatti. Una versione certamente di parte, ma indispensabile per diradare la nebbia che ancora avvolge un pezzo importante della storia del nostro paese.
Pazienza non ci sta ad accollarsi tutta la responsabilità per il crac dell’Ambrosiano, né a passare da depistatore per la strage di Bologna, così ritorna agli ultimi giorni di Roberto Calvi, che lui ha vissuto in prima linea, e racconta i momenti salienti di quella che definisce “la grande abbuffata” dell’Ambrosiano. Era tutt’altro che una banca fallita. Calvi sarebbe stato vittima di un attacco perpetrato da quelli che Pazienza definisce “gli sciacalli”. Denuncia inoltre le manovre che hanno portato alla sua condanna come depistatore per l’attentato di Bologna, contestando carte alla mano la documentazione che ha consentito la sua estradizione dagli Stati Uniti e la detenzione brutale al 41bis per oltre otto mesi.
La versione di Pazienza mette in scena senza filtri l’Italia della Prima repubblica.
Il potere visibile della politica e dell’economia, da Andreotti a Cuccia, e quello meno visibile dei servizi segreti o del famigerato Ufficio Affari Riservati del ministero dell’Interno, da Giuseppe Santovito a Federico Umberto D’Amato, passando ovviamente per Licio Gelli e il suo sodale Umberto Ortolani. Sono gli anni più violenti e
bui della nostra storia recente, raccontati da un protagonista che certamente ha occupato un posto di primissimo piano nelle stanze del potere. Un uomo che, diversamente da molti altri, non ha goduto della più totale impunità, avendo scontato fino in fondo la sua pena in varie carceri italiane.
Detalles de eBook
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Editor
-
Original text
true -
Idioma
Italian -
Fecha de publicación
-
Contador de páginas
240 -
Colección
Sobre el autor
Francesco Pazienza
Francesco Pazienza, laureato in Medicina e Chirurgia presso La Sapienza di Roma, comincia l’attività di “faccendiere” lavorando in Francia come consulente finanziario. Nel 1980 diventa un uomo del Sismi e nel 1981 consulente del banchiere Roberto Calvi. Nel 1983, mentre è negli Stati Uniti, riceve un mandato di cattura per il crac dell’Ambrosiano, verrà consegnato alle autorità italiane nel giugno del 1986. Nel 1993 è condannato a tre anni per il crac dell’Ambrosiano, nel 1995 a dieci anni per il depistaggio delle indagini sulla strage di Bologna. È stato in carcere complessivamente dodici anni, dal 2007 per un anno e mezzo in affidamento ai servizi sociali. Vive a Lerici (La Spezia).