Quando il 12 febbraio 1922 fonda «La Rivoluzione Liberale», di cui si propone qui una scelta di articoli, il movimento fascista non ha ancora trionfato in Italia, ma per Piero Gobetti è già evidente la sua natura di nuova tirannide. Fino all’autunno del 1925, quando la rivista sarà costretta a chiudere, le sue colonne saranno la trincea da cui il giovane intellettuale condurrà la sua coraggiosa battaglia. Se il fascismo è «l’autobiografia della nazione», l’esito del fallimento degli ideali risorgimentali e del processo di unificazione nazionale, per combatterlo è necessaria una rivoluzione culturale e morale capace di sradicare vizi antichi come il trasformismo, lo spirito cortigiano, la tendenza al compromesso. Contro gli accomodanti che si illudono di poter addomesticare il fascismo, contro gli indifferenti che finiscono con l’essere i difensori dell’ordine costituito, Gobetti chiama alla mobilitazione «per restare politici nel tramonto della politica»: un invito profetico la cui eco risuona ancora oggi attuale.
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Italian -
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96 -
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