L’intimità della voce umana ci permette di riconoscere l’individuo non meno del suo aspetto fisico, svelandosi come espressione della sua unicità. Ciononostante, la tradizione filosofica ha reso la vocalità una “grande assente”, fondando l’ontologia sul concetto astratto di Uomo e tralasciando il dato reale della differenza sessuale dei soggetti, riducendo il femminile a una sotto-categoria del maschile. La storia della voce costituisce così il rovescio delle grandi questioni che sin dall’inizio hanno attraversato la filosofia. Cavarero ripercorre le origini di questa rimozione, ricostruendone le molteplici implicazioni linguistiche, filosofiche e politiche
Détails du livre
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Éditeur
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Texte original
Oui -
Langue
Italien -
Date de publication
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Nombre de pages
304 -
Collection
À propos de l'auteur
Adriana Cavarero
Già ordinaria di Filosofia politica all’Università di Verona, è attualmente professoressa onoraria e presidente del comitato scientifico dell’“Hannah Arendt Center for Political Studies” presso lo stesso ateneo. È stata visiting professor presso molte università straniere, fra le quali la New York University e l’University of California Berkeley. Studiosa di Platone e Hannah Arendt, è una figura di spicco del “pensiero della differenza sessuale”. Fra le sue pubblicazioni ricordiamo: Diotima. Il pensiero della differenza sessuale (1987), Tu che mi guardi, tu che mi racconti (1997), Corpo in figure. Filosofia e politica della corporeità (2003), Orrorismo. Ovvero della violenza sull’inerme (2007), Inclinazioni. Critica della rettitudine (2011), Platone (2018), Democrazia sorgiva. Note sul pensiero politico di Hannah Arendt (2019).