Viviamo in un’epoca in cui la gestione d’impresa vige in ogni campo, i cittadini sono diventati «portatori di interessi», la volontà politica sovrana del popolo «accettabilità sociale», le leggi «norme», i vincoli sociali «responsabilità sociale d’impresa». Un’epoca in cui lo spirito pubblico, come àmbito a sé stante di abitudini, costumi, linguaggi condivisi, è un reperto del passato. Al suo posto è subentrato il campo dei «portatori di interessi», l’arena delle dispute identitarie in cui ogni individuo si rapporta esclusivamente al proprio io e ne rivendica il «valore», servendosi di categorie un tempo importanti e ridotte oggi a meri cliché: censura, privilegio, razzismo. I costumi cessano cosí di definire un mondo comune e diventano il terreno di una feroce battaglia per stabilirne le norme. Alain Deneault offre, in queste pagine, diversi esempi di questa trasformazione in cui non ne è piú nulla di ogni autentica prospettiva di emancipazione. Dal tentativo di imporre norme estranee all’uso consolidato della lingua – la lingua è per eccellenza ciò che vi è di piú comune e, dunque, ciò che non è possibile modificare attraverso norme, si pensi al fallimento di ogni lingua artificiale, esperanto in testa – alla rimozione del conflitto sociale in favore della disputa, permeata di presunte virtú morali intrise di sociologia, tra sessi, orientamenti sessuali, età ed etnie. Può accadere cosí, nota Deneault, che «si lotti per i diritti degli omosessuali, mostrandosi ostili all’immigrazione musulmana nel proprio paese, e allo stesso tempo che i poveri vengano detestati perché considerati responsabili dell’assistenzialismo sociale di cui usufruiscono». Per riaprire la prospettiva di una lotta per l’emancipazione occorre, per Deneault, rompere totalmente con le dinamiche delle dispute identitarie, opporsi sia alla sinistra cannibale odierna, che le ha elette a propria ragione d’esistenza, sia alla destra vandalica, che difende con le unghie e con i denti la libertà di espressione per gli unici discorsi che le si addicono, e battersi per l’uguaglianza, la cultura, la salvezza del mondo comune, nell’istante in cui una devastante crisi sociale e ambientale ne minaccia l’esistenza.
«Le buone maniere non rappresentano piú un modo abituale e consueto di moderare le comunità, ma una legittimazione che i puristi e gli impostori si arrogano per sferrare i loro attacchi». «Deneault ha il pregio di dire le cose chiaramente». Il Sole 24 OreDétails du livre
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