Scritti tra il 1969 e il 1978, i saggi di Jean Améry raccolti in questo volume sorprendono per la loro attualità. Nella loro concisa chiarezza e nei temi trattati, si leggono come fossero stati scritti oggi. Améry, ebreo laico, costretto a definirsi tale dalle leggi di Norimberga, riflette anzitutto sul suo legame esistenziale con Israele. Un legame che ritiene di condividere con la stragrande maggioranza degli ebrei nel mondo, e che ha ben poco a che fare con l’approvazione incondizionata dei governi israeliani. E che si traduce tuttavia in un interesse profondamente radicato per l’esistenza di questo paese – che pur non conosce, di cui non parla la lingua e il cui folklore gli è estraneo. Améry sa, infatti, che ogni volta che la sua vita sarà in pericolo ci sarà un lembo di terra pronto ad accoglierlo, e che finché esisterà Israele egli non potrà essere gettato di nuovo in pasto all’orrore, con il tacito consenso di spettatori più o meno consapevoli.
Parla in questi scritti il suo dolore: lui, che è sempre stato un uomo di sinistra, non riesce più a comprendere la Nuova sinistra, che vede in Israele solo un paese colonialista e imperialista. L’antisionismo, sempre più diffuso anche tra i suoi compagni politici, rappresenta ai suoi occhi soltanto il volto nuovo e presentabile di un discorso difficile da estirpare e sempre pronto a riemergere: quello dell’antisemitismo.
Parla in questi scritti il suo dolore: lui, che è sempre stato un uomo di sinistra, non riesce più a comprendere la Nuova sinistra, che vede in Israele solo un paese colonialista e imperialista. L’antisionismo, sempre più diffuso anche tra i suoi compagni politici, rappresenta ai suoi occhi soltanto il volto nuovo e presentabile di un discorso difficile da estirpare e sempre pronto a riemergere: quello dell’antisemitismo.
Détails du livre
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Éditeur
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Texte original
Oui -
Langue
Italien -
Date de publication
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Nombre de pages
140 -
Traducteur
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Collection
À propos de l'auteur
Jean Améry
Jean Améry, pseudonimo di Hans Mayer, nasce a Vienna nel 1912, nell’Impero austro-ungarico, da famiglia ebraica assimilata. Compie studi di lettere e filosofia. Nel 1938, con l’annessione dell’Austria alla Germania nazista, emigra in Belgio e si unisce alla Resistenza. Arrestato dai nazisti nel 1943, viene torturato e poi internato nel campo di concentramento di Auschwitz, dove trascorre due anni. Dopo il 1945 si trasferisce a Bruxelles ed esercita l’attività di scrittore, collaborando anche con varie testate e con radio e televisione. Muore suicida a Salisburgo nel 1978. Presso Bollati Boringhieri sono usciti anche Intellettuale ad Auschwitz (1987, 2008 e 2011), Rivolta e rassegnazione. Sull’invecchiare (1988 e 2013), Levar la mano su di sé (1990 e 2012) e Charles Bovary, medico di campagna. Ritratto di un uomo semplice (1992).