Esistono due tipi di ipocondriaco: quello che vive nel costante terrore di scoprire di essere ammalato e quello che trascina la sua esistenza tra esami clinici e consulti medici nella segreta speranza di dare ai suoi oscuri malesseri una dignità scientifica. In entrambi i casi c'è poco da preoccuparsi. Perché dietro le frequenti crisi di panico, gli svenimenti improvvisi e i dolori cronici si nascondono la personalità narcisista di chi è disposto a tutto pur di restare costantemente al centro dell'attenzione e il carattere sfuggente della persona consapevole di poter utilizzare un non meglio identificato malessere per sfuggire alle proprie responsabilità. Per questa ragione, dopo aver passato in rassegna la sua vita da malato immaginario, Gilles Dupin de Lacoste conclude che l'ipocondria non è una malattia ma, addirittura, un mezzo di espressione. E il dottor Neuburger, specialista in materia, non può far altro che sottoscrivere la diagnosi a cui finalmente è pervenuto il suo eterno paziente. Nella convinzione, esilarante, che, per quanti medici l'ipocondriaco consulti, soltanto una cosa è sicura: se la malattia è immaginaria non sarà certo una medicina che la guarirà!

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