Trait d’union del pianeta frammentato, il calcio è, come ha affermato uno scrittore britannico, la soap opera del nostro tempo. Un eccellente modo, dunque, per accostarsi, secondo Olivier Guez, alla storia di paesi e città, ai meandri del turbocapitalismo, persino alle metamorfosi dell’umanità divisa e ai cambiamenti nei suoi costumi, valori, speranze e paure. In queste pagine, l’autore dell’Elogio della finta conduce per mano il lettore nel paese della pampa e dei gauchos, l’Argentina, e lo fa attraverso un affascinante excursus nella storia del suo calcio. Una storia lunga un secolo. Dalla passione sportiva esportata dagli inglesi, nel desiderio di ricreare il proprio universo insulare ovunque essi approdino, passando per i primi club all’inizio del Novecento e poi per gli anni Venti a Buenos Aires, quando il calcio era «lo sport collettivo del popolo creolo e il tango la sua musica», fino al fatidico pomeriggio del 29 giugno 1986 in cui Víctor Hugo Morales, cronista argentino, celebra l’epopea del pibe de oro. Maradona, l’«aquilone cosmico» che, dopo aver planato con traiettoria imprevedibile fino al gol nello stadio Azteca, alza al cielo di Città del Messico la Coppa del Mondo, scrivendo una delle pagine piú belle della storia del fútbol. Maradona, il campione leggendario che, in sette anni a Napoli, dal 1984 al 1991, ne cambia irrimediabilmente la storia, ma anche il dio fallibile, l’eroe rimbaldiano che, in cerca di adrenalina per sentirsi vivo, precipita in un abisso senza fondo, non cessando, però, un solo istante di essere amato come il pibe astuto e fragile in cui si svela l’anima di un popolo.
«“Aquilone cosmico! Da che pianeta sei venuto per seminare cosí tanti inglesi? Argentina 2 – Inghilterra 0. Diegol, Diegol, Diego Armando Maradona, grazie Dio, per il calcio, per Maradona, per queste lacrime e per questo Argentina 2 – Inghilterra 0…” È sublime e sconvolgente. Per quanto abbia visto quelle immagini centinaia di volte, mi commuovono sempre. In quella rete, in quel commento delirante, e nell’idea che una partita possa lavare l’onta di una disfatta militare si condensa la passione degli argentini per il calcio, per tutto ciò che sono venuto a cercare a Buenos Aires e non troverò mai in Europa. E la gioia del folletto con il numero 10 dopo la sua prodezza! Maradona sa di essere appena entrato nella leggenda. “È il gol piú perfetto della storia del paese e di tutti i tempi”».Détails du livre
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