Timothy Small, Daniele Manusia
Vestivamo in pigiamino è una piccola foto di famiglia in un interno, quello delle arti marziali italiane. Un ritratto irriverente di un gruppo talmente litigioso che non è mai riuscito ad andare d'accordo su nulla a partire dall'eredità. Potrebbe apparire un argomento destinato a pochissimi appassionati eppure in Italia il karate ha attirato nella sua prima stagione oltre settantamila praticanti arrivando a diventare un vero e proprio sport di massa con numeri che superavano quelli della pallavolo e della pallacanestro messe insieme. Così, molti hanno cominciato ad accarezzare il sogno del riconoscimento olimpico della disciplina. Ma per ben due volte c'è stato il gran rifiuto da parte del CIO perché quelli del karate non si mettevano mai d'accordo, litigavano sempre. E litigano ancora oggi dividendosi in mille scuole, sotto-scuole, federazioni, sotto-federazioni ed enti di promozione, tutti rivali fra di loro, tutti con la stessa pretesa di unificare il karate. Unificare restando divisi. Il social web poi ha messo allo scoperto tutto il folclore di questo ambiente che, prima di Internet, restava almeno isolato nelle palestre. È difficile riuscire a fare una fotografia complessiva facendoci entrare tutti. Ma Ballardini ci ha provato ugualmente restituendoci un ritratto spietato ma esilarante del karate italiano. Ecco, fermi così, sorridete!
Détails du livre
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Éditeur
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Texte original
Oui -
Langue
Italien -
Date de publication
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Nombre de pages
256 -
Collection
À propos de l'auteur
Bruno Ballardini
BRUNO BALLARDINI è saggista ed esperto di comunicazione strategica. Ha insegnato all’Università di Salerno e all’Università di Roma La Sapienza. Collabora con «Il Fatto Quotidiano», «il Sole 24 Ore» e «Linus». Tra i suoi saggi di maggior successo, Gesù lava più bianco (2006) tradotto in undici Paesi, La morte della pubblicità (2012) e, per B&C, Isis®. Il marketing dell’Apocalisse (2015).