Nel suo personale itinerario speculativo François Jullien alterna testi più lunghi e articolati a saggi brevi, intensi, privi di note e adatti anche a un pubblico di non specialisti in materia sinologica o filosofica. In questo scritto breve tocca la questione della presenza e della “vita a due”, e del rischio che la presenza si assopisca e si banalizzi. Senza concentrarsi solo su un soggettivismo psicologico, Jullien rintraccia e inscrive quella faglia o cedimento all’interno dell’Essere stesso: la caduta nella monotonia di una presenza disattivata, smorzata, inerte non rappresenta semplicemente un rischio del soggetto; sprofondare nell’inerzia è una possibilità ontologica, è strutturale all’Essere. L’Altro assume allora un rilievo cruciale, perché è colui, o colei, che può riattivare la presenza e mantenerla viva – a patto di saperla accogliere, custodire e incentivare.
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Editore
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Testo originale
Sì -
Lingua
Italiano -
Lingua originale
Francese -
Data di pubblicazione
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Argomento
Sull'autore
François Jullien
François Jullien, filosofo e sinologo, è titolare della Cattedra sull’Alterità al Collège d’études mondiales presso la Fondation Maison des sciences de l’homme di Parigi. I suoi lavori, tradotti in molte lingue, animano da anni il dibattito internazionale sul rapporto tra pensiero europeo e pensiero cinese. Tra le opere più recenti tradotte in italiano: L’universale e il comune (Roma-Bari 2010); L’invenzione dell’ideale e il destino dell’Europa (Milano 2011); Quella strana idea di bello (Bologna 2012); Sull’intimità (Milano 2014); Entrare in un pensiero. Sui “possibili” dello spirito (Milano-Udine 2016); Essere o vivere (Milano 2016).