Amore e colpa: un conflitto che scuote le coscienze in ogni epoca e viene riproposto in questo volume ripercorrendo la produzione dantesca dalla Vita nuova alla Commedia, alla ricerca di un difficile equilibrio che esplora il conflitto tra la profondità del sentimento di amore e la fragile purezza delle intenzioni del cuore e dello spirito.
Nella Vita nuova Beatrice è poeticamente amata di un amore esclusivo e intensissimo, più forte della morte, una passione che, grazie al fedele consiglio della ragione, Dante ha saputo alimentare come una fiamma che non viene mai meno, progressivamente scoprendo in essa le connotazioni dell’amore disinteressato, il cristiano agápe o caritas. Tuttavia nelle rime scritte dopo la Vita nuova – si pensi al ciclo delle petrose o alla cosiddetta montanina – la linea maestra dell’amore virtuoso è spesso contraddetta da momenti di prorompente passione che soggioga completamente Dante: il poeta si descrive in balia di un pensiero ossessivo al quale è difficile sottrarsi e contro il quale la ragione può poco. Non sorprende allora che questo Dante, disarmato davanti al violento attacco di un amore folle e deviato, possa trovarsi, improvvisamente, in una notte di primavera, immerso nella selva oscura.
La tragica storia di Paolo e Francesca è la rappresentazione più icastica di questo «mal perverso», cioè di questo amore folle e peccaminoso: Amore non ha ucciso i due amanti riminesi, ma li ha comunque condotti a morte per mano di un tradito, il marito di lei e fratello di lui. Davanti a Dante la donna nel pianto «tutta si confessa» come, forse, avrebbe voluto fare da viva e co¬me sicuramente fu costretta a fare davanti a Il destino di Paolo poteva essere anche quello di Dante se non ci fosse stato l’intervento di Beatrice, e ciò gli sarà ricordato nel paradiso terrestre: forse per la consapevolezza di questo intimo e irrisolto dissidio, il poeta, dopo aver ascoltato il racconto di Francesca, viene investito da un’emozione tanto intensa da svenire.
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Sull'autore
Donato Pirovano
Donato Pirovano è professore ordinario di Filologia e critica dantesca all’Università di Torino. Dirige il Dipartimento di Studi umanistici, è membro del Senato accademico ed è socio dell’Accademia delle scienze di Torino. Ha tenuto pubbliche letture dantesche presso varie istituzioni culturali, tra cui la Casa di Dante in Roma, la Società dantesca italiana di Firenze, il Circolo filologico linguistico padovano, il Salone del Libro di Torino. Codirige la «Rivista di studi danteschi» ed è responsabile per l’Università di Torino delle celebrazioni per il settimo centenario della morte di Dante. Nel 2015 ha curato la nuova edizione criticamente rivista e commentata della Vita nuova (Salerno Editrice).