«Vuoi dirmi che strada dovrei prendere per uscire di qui?», chiede Alice al gatto acquattato sull'albero. «Dipende molto da dove vuoi andare», è la risposta. Nell'urgenza di trovare una via di uscita dalla drammatica situazione odierna sarebbe poco sensato imboccare di nuovo, e circolarmente, la strada che ci ha condotti al punto in cui siamo. In termini economici significa riconoscere come sia ormai inservibile la teoria che finora ha prevalso, quella neoclassica secondo cui il mercato, lasciato a se stesso, è fattore di equilibrio. Massiccia disoccupazione e bisogni sociali insoddisfatti costituiscono le più eloquenti smentite di tale principio di autoregolazione. Uno dei maggiori economisti italiani riparte dagli «eretici» che, prima e dopo i neoclassici, hanno formulato teorie alternative. Al di qua dei tecnicismi, affidandosi solo alla potenza del linguaggio comune, Giorgio Lunghini recupera attraverso tre parole tuttora emblematiche - conflitto, crisi e incertezza - la riflessione critica di coloro che per primi le hanno poste al centro di un'analisi economica lungimirante e attualissima: Ricardo, Marx, Keynes e Sraffa. Senza di loro, ammonisce Lunghini, continueremmo a credere che la crisi sia soltanto un perturbamento casuale, e che conoscenza storica e dimensione politica interferiscano come elementi spuri nella purezza delle cifre.
Dettagli libro
-
Editore
-
Lingua
Italiano -
Data di pubblicazione
-
Numero di pagine
132 -
Argomento
-
Collana
Sull'autore
Giorgio Lunghini
Giorgio Lunghini insegna Economia politica all'Istituto Universitario di Studi Superiori di Pavia. È stato presidente della Società Italiana degli Economisti ed è socio nazionale dell'Accademia Nazionale dei Lincei. Presso Bollati Boringhieri ha pubblicato Equilibrio (1993), L'età dello spreco. Disoccupazione e bisogni sociali (1995) e Sul capitalismo contemporaneo (con Michel Aglietta, 2001), e ha curato il Dizionario di economia politica (con la collaborazione di Mariano D'Antonio, 1982-90, 16 voll.).