Contro i pirañas Come difendere le imprese da soci e manager troppo voraci

Contro i pirañas

Come difendere le imprese da soci e manager troppo voraci

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"Quello che una volta era l'occidente sviluppato si sta attorcigliando su un autolesionistico modello economico, nel quale la ricchezza smodata di pochissimi si fonda sulla durezza della vita imposta alle moltitudini. Come stupirsi se tantissimi cittadini non ci stanno più?"

Per la maggior parte delle persone, il mondo misterioso delle grandi aziende di capitali è inavvicinabile per le sue logiche troppo complicate. Ammiriamo i casi di grandi imprenditori italiani quando pensiamo a Esselunga di Caprotti o Luxottica di Del Vecchio, ma non sappiamo che per la maggior parte le aziende familiari sono troppo piccole per competere nel grande mare delle corporation. Tocchiamo con mano cosa vuol dire la globalizzazione quando un colosso come l’indiana ArcelorMittal rileva la gloriosa Ilva dal cui destino dipendono più di diecimila lavoratori e famiglie. Ma come funzionano queste società per azioni? Che ruolo hanno i consigli di amministrazione e l’amministratore delegato? Devono comandare loro o l’ultima parola spetta agli azionisti? E i fondi di Private equity, che gestiscono portafogli miliardari, e comprano e rivendono aziende come giocattoli, di chi fanno l’interesse? Degli azionisti di maggioranza e degli speculatori che capitalizzano in breve tempo? Non dobbiamo dimenticare che i posti di lavoro li creano le aziende, non la finanza che specula. Sono le aziende che accrescono il Pil nazionale contribuendo al benessere economico e sociale del territorio, perché le aziende ben gestite hanno una visione di medio e lungo raggio. E dunque può esistere un capitalismo sano, che non arricchisce pochi speculatori rapaci ma tutti gli azionisti, anche quelli di minoranza, e soprattutto fa prosperare le aziende, il vero motore dello sviluppo? La risposta è sì, e in questo pamphlet garbato e pieno di humor, Salvatore Bragantini, forte della sua pluridecennale esperienza prima nel mondo del Private Equity, poi come Commissario Consob, infine nei CdA di molte aziende, spiega in maniera lucida e per tutti le storture dell’attuale sistema di potere che controlla le grandi imprese, e indica la strada per un futuro concreto in cui queste possano fornire il loro contributo allo sviluppo economico e civile delle nostre società.

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Sull'autore

Salvatore Bragantini

SALVATORE BRAGANTINI (Imola 1943), si è laureato con lode in Economia all’Università Statale di Roma nel 1967. Sposato, due figli. Già direttore generale di Arca Merchant, poi Commissario Consob; in questa veste ha partecipato alla «Commissione Draghi» che ha preparato il Testo Unico della Finanza, divenuto legge nel 1998. È poi stato amministratore delegato di Centrobanca dal 2001 al 2004. Fino al 30 giugno 2016 ha fatto parte del Securities Markets Stakeholder Group che assiste l'Esma – European Securities Markets Authority – nelle misure di attuazione delle direttive dell’Unione Europea. È editorialista del «Corriere della Sera» dal 1994. Oggi è amministratore di società quotate e non quotate. È membro della Ned, la comunità italiana degli amministratori indipendenti. Per Baldini+Castoldi ha scritto Capitalismo all’italiana - Comei furbi comandano con i soldi degli ingenui.

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