Femminismo bastardo

Femminismo bastardo

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Attraverso una scrittura “bastarda”, che unisce prosa e poesia, manifesto politico e articolo di giornale, María Galindo passa in rassegna le questioni fondamentali del femminismo dalla sua prospettiva anarchica e decoloniale.

Secondo l’autrice le donne sudamericane hanno il dovere di riconoscersi come bastarde e di rifiutare il progetto dello stato coloniale del meticciato (mestizaje) che classifica, gerarchizza e tenta di nascondere la “ferita coloniale” che ancora sanguina.

Galindo costruisce un archivio delle pratiche di disciplinamento del desiderio erotico disseminate nella cultura ecclesiastica, nelle istituzioni mediche e scolastiche, nel linguaggio politico e nella cultura popolare, sia quella folklorico-indigenista sia quella imperialista-spagnola-gringa. Con Mujeres Creando, il movimento femminista di guerriglia urbana non violenta da lei fondato, sviluppa un diagramma di pratiche di ribellione alla violenza che lei stessa chiama “depatriarcalizzazione”.

In quest’ottica, il femminismo bastardo è un modo per posizionarsi – come fanno le riflessioni decoloniali – fuori da qualsiasi binarismo, sia quello di genere, quello tra Stato e popolazione indigena o quello tra vittima e carnefice.

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Sull'autore

María Galindo

María Galindo nasce a La Paz (Bolivia) nel 1964, studia psicologia e teologia, viaggia e lavora in vari paesi europei. Nel 1992 torna a La Paz, dove fonda il gruppo anarchico femminista libertario Mujeres Creando, uno dei collettivi artistico-politici più importanti dell’America Latina, che detta anzitutto una politica visuale adatta a risignificare gli spazi pubblici. Assieme al collettivo, Galindo fonda Radio Deseo, autogestisce uno spazio nel centro della capitale boliviana e pubblica, nel 2013, No se puede descolonizar sin despatriarcalizar.

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