In queste pagine tratte dai Quaderni del carcere (1929-35), Antonio Gramsci individua le cause della crisi italiana ed europea diagnosticando i mali che compromettono la salute della società a lui contemporanea e che rappresentano, con inquietante continuità, una minaccia anche per la società di oggi: lo scollamento tra élite e massa popolare, la perdita di autorità della classe dirigente, il disorientamento e la crescente sfiducia da parte dei giovani. Con sorprendente attualità il pensiero di Gramsci ci offre, come nota Donald Sassoon, un metodo critico per interpretare il presente e per «cercare di inventare un futuro»: mettendo da parte il rimpianto di ciò che è stato e imparando, piuttosto, a «dominare il campo di battaglia dove vecchio e nuovo si scontrano», quell’interregno in cui pericolosamente «proliferano i “fenomeni morbosi”».
Dettagli libro
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Editore
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Lingua
Italiano -
Lingua originale
Italiano -
Data di pubblicazione
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Numero di pagine
96 -
Autore della prefazione
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Argomento
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Collana
Sull'autore
Antonio Gramsci
Studioso e uomo politico, iscritto al Psi nel 1913. Animatore del settimanale «L’Ordine nuovo» nel 1919-20. Nel gennaio 1921 è uno dei fondatori del Partito comunista e ne diventa segretario nel 1924. Eletto al Parlamento nell’aprile di quell’anno, è arrestato nel novembre 1926, in concomitanza con la messa fuori legge di tutti i partiti d’opposizione da parte del regime fascista. Condannato dal Tribunale speciale a venti anni di detenzione. La sua riflessione di quegli anni è raccolta nei Quaderni del carcere. Muore ancora nella condizione di prigioniero dopo una lunga malattia testimoniata nella raccolta delle Lettere dal carcere.