Il dottor Gianni Landi svolge la sua professione con il cuore, prima che con la mente, e di fronte ai pazienti riesce a dimenticarsi del camice che indossa per condividere con loro ansie, paure, dolori, speranze. È questo a fare di lui una persona speciale, che sa cogliere e comprendere la fragilità del paziente di fronte alla malattia, chiunque egli sia. Qualità di cui Landi dà prova ogni giorno, alle prese con situazioni spesso drammatiche che lo pongono davanti a temi attualissimi e scottanti: l’accanimento terapeutico nel caso di Bepi, un pittore che ha trovato un rifugio letale tra le nebbie dell’alcol; l’eutanasia in quello di Luca, noto designer colpito da una grave sindrome degenerativa; i rimedi poco ortodossi praticati da uno specialista sopra le righe nella storia di Giulio. Ma l’ospedale è anche il luogo dove molti amori nascono e altri finiscono, come il contrastato rapporto di Landi con Ginevra, una giovane e bella paziente attratta da lui perché le ha salvato la vita, o la toccante storia tra un’avvenente infermiera e un medico che la abbandona proprio quando lei si ammala... Intrecciando passioni e sentimenti sul labile confine tra la vita e la morte, Fassati ci offre un arazzo inedito di grande umanità.
Dettagli libro
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Editore
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Testo originale
Sì -
Lingua
Italiano -
Data di pubblicazione
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Numero di pagine
205 -
Argomento
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Collana
Sull'autore
Luigi Rainero Fassati
LUIGI RAINERO FASSATI, medico, è stato professore ordinario di Chirurgia generale, direttore della Scuola di specializzazione in Chirurgia pediatrica dell’Università di Milano e del Dipartimento di Chirurgia generale e dei trapianti della Fondazione Ospedale Maggiore. Da molti anni si occupa della lotta all’abuso di alcol tra i giovanissimi. È autore di numerosissime pubblicazioni scientifiche, apparse su riviste nazionali e internazionali. Ha esordito come scrittore nel 1978 con Avanti un altro, Premio Selezione Bancarella. A questo hanno fatto seguito molti altri libri pubblicati da Longanesi e Salani. Tra gli ultimi Mal d’alcol e Il testamento del conte Inverardi (sotto lo pseudonimo di Luigi Valloncini Landi).