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Un romanzo d'esordio brutale, misogino e allucinato scritto da un giovane ex manager caduto in disgrazia dopo una fulminante carriera. Una confessione generazionale che fotografa la società dell'Italia metropolitana d'oggi viziata dal denaro che non tutti hanno ma che tutti spendono, dalla bellezza e giovinezza che in pochi possiedono ma che tutti comprano, che non sogna più ma che desidera sempre. Un ragazzo - perché oggi, specialmente in Italia, a trent'anni si è ancora ragazzi. Il suo biglietto da visita: «Mi trovo vittima di un estraniamento di tipo ipomaniacale avente probabile origine affettiva!». Il suo sguardo - la psicotica fluidità di un prisma e i lampi di fredda lucidità delle sue singole facce - che filtra e ci ridà il mondo nel quale tutti viviamo, che tutti subiamo: il mondo patinato della moda e le seduzioni della pubblicità, i volti noti della televisione e della politica, la frenesia di un'Italia che scimmiotta le manie consumistiche di un'America cinematografica. La sua misoginia, che strappa risate feroci con cui commentare l'insicurezza dei rapporti affettivi, l'impossibilità di diventare adulti, il disagio maschile di fronte all'emancipazione della donna che si fa spesso fredda, ostentata sicurezza. Questo è un libro cattivo, elegantemente brutale, mondanamente scabroso, teneramente cinico, glamour ma nudo e sincero come il suo protagonista, un giovane manager del reparto marketing e comunicazione di una grande azienda, che trascorre le sue giornate tra ufficio, locali alla moda e la poltrona del suo psichiatra. Dopo aver ricevuto una lettera di cassa integrazione proprio nei giorni in cui scopre l'amore con tutti i suoi possibili, deludenti effetti collaterali, il narratore annuncia l'intenzione di condensare la sua "filosofia" in un libro che il lettore troverà in appendice al romanzo stesso. Un libro nel libro dunque. E se nel primo la sofferenza è ammantata di velenosa ironia con cui bersagliare le donne in carriera e la TV, la sinistra italiana come Bush e Berlusconi, la moda new age e le perversioni del marketing che pilota le nostra scelte, spingendosi fino a un'esilarante elegia di Wanna Marchi e regalandoci impagabili momenti di spassosa provocazione, nel secondo il riso si smorza innanzi al protagonista che indossa fino alle estreme, surreali conseguenze la folle maschera della nostra società, ritenendo giunto il momento di postulare l'eliminazione fisica della donna dall'intero pianeta - salvo un adeguato numero di esemplari da preservare a scopo "ludico" - per manifesta inferiorità rispetto all'uomo. E scopriamo che il neonato tenuto in salotto, in un acquario pieno di liquido amniotico, è indispensabile all'esperimento che permetterà al Nostro di acquisire la capacità di procreare, colmando così l'unico gap che ancora lo distanzia dall'altra metà del cielo.

Dettagli libro

Sull'autore

Giuseppe Carlotti

Giuseppe Carlotti è nato a Roma nel 1974. Laureato in giurisprudenza, si occupa di marketing ed è autore televisivo rai. Il suo primo romanzo ed esordio nella narrativa, Klito, pubblicato da Fazi, è stato uno dei principali casi editoriali del 2005.

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