“TUTTI SONO TENUTI A CONCORRERE ALLE SPESE PUBBLICHE IN RAGIONE DELLA LORO CAPACITÀ CONTRIBUTIVA.” Articolo 53 della Costituzione italiana “L’EVASIONE DI CHI PAGA IL 50 PER CENTO DEI TRIBUTI NON L’HO INVENTATA IO. È UNA VERITÀ CHE ESISTE. UN DIRITTO NATURALE CHE È NEL CUORE DEGLI UOMINI.” Silvio Berlusconi Un patto scellerato. Quello tra lo Stato e gli evasori. Se il 93 per cento del totale del gettito tributario lo pagano i lavoratori dipendenti e i pensionati vuol dire che troppi italiani vivono a sbafo: sono i possessori di partita Iva e i tanti professionisti che denunciano molto meno di quanto guadagnano. Intanto lo Stato li protegge: o non controllandoli, o con iniziative ad hoc come i condoni (uno ogni quattro anni), o con leggi specifiche (abolizione del falso in bilancio). Il messaggio è chiaro: rubare si può. Ecco la testimonianza di chi ha provato a far pagare le tasse, anche con la proposta di una nuova legge tributaria approdata in parlamento ma affossata dal partito trasversale degli evasori. E ora? La vera rivoluzione di Monti sarebbe quella di far pagare le tasse a tutti. 160 miliardi da recuperare, altro che finanziaria. Potremmo essere più ricchi: come dimostra Bruno Tinti, basterebbe poco per raggiungere un risultato straordinario. Ma bisogna volerlo e non aver paura di perdere il voto degli evasori.
Dettagli libro
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Editore
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Lingua
Italiano -
Data di pubblicazione
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Numero di pagine
178 -
Argomento
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Collana
Sull'autore
Bruno Tinti
Bruno Tinti è un ex magistrato, giornalista e scrittore. Entrato in magistratura pochi giorni dopo aver compiuto 25 anni, prende subito servizio a Torino. Dopo qualche anno in tribunale, diviene prima giudice istruttore e poi pubblico ministero, ruolo che continua a svolgere fino a quando lascia la magistratura. Nel 1982 comincia a occuparsi di reati tributari, societari e fallimentari; coltiva questa specializzazione per tutta la sua vita professionale e infatti, come procuratore aggiunto, è a capo del pool specializzato in diritto penale dell’economia. In questo settore si occupa di indagini di rilevante spessore, tra cui quelle relative al caso Telekom Serbia. Si specializza anche in informatica giudiziaria ed è, dal 1995 al 2008, referente informatico per il ministero della Giustizia presso la Corte d’appello di Torino. Tra il 1995 e il 2000 è professore a contratto presso l’Università del Piemonte Orientale, dove tiene un corso di Diritto penale tributario. Tra il 1992 e il 2000 è presidente, in successione, di tre Commissioni ministeriali per l’elaborazione di una nuova legge penale tributaria che sostituisca la legge 516/82; il parlamento italiano approverà la nuova legge con modifiche tali da snaturarne completamente l’impianto, sì da renderla del tutto inefficiente. Dopo aver pubblicato "Toghe rotte" (Chiarelettere, 2007), lascia la magistratura nel dicembre 2008 e scrive "La questione immorale"(Chiarelettere, 2009). Dal 2009 è collaboratore stabile de «il Fatto Quotidiano», dove tiene una rubrica settimanale, Giustamente, e pubblica articoli in materia di giustizia e politica. Nel 2012, ha pubblicato per Chiarelettere "La rivoluzione delle tasse".