C'era una volta il Medio Oriente... La storia di cinque famiglie e di come il Medio Oriente, la terra dei gelsomini, la culla della civiltà, si sia trasformato in una polveriera di odio e di terrore.
È il maggio del 1816 e a Londra i ministri degli Esteri britannico e francese stanno per firmare un accordo che segnerà inesorabilmente le sorti di una parte del mondo cruciale dal punto di vista politico ed economico: il Medio Oriente. L’Impero Ottomano infatti ha i giorni contati e la sua caduta sta per lasciare un vuoto di potere dall’Egitto all’Iraq al Libano alla Palestina. Inglesi e francesi si spartiscono le future zone di influenza in un patto segreto tra le loro diplomazie, noto alla storia come «trattato Sykes-Picot». Ma, chiede Jean-François Levent, un giovane diplomatico francese presente alla firma degli accordi, e gli arabi? «Gli arabi non esistono, sono solo un miserabile aggregato di tribù, piccole fazioni gelose le une delle altre e incapaci di coesione », è la sprezzante risposta del ministro inglese. Parole che provocherebbero incredulità e indignazione se le udisse Hussein Shahid, produttore di agrumi in Palestina, o Farid Lufti, coltivatore di cotone al Cairo, o Nidal El-Safi, colto patriarca di un’influente famiglia di Baghdad. Queste tre famiglie arabe, così come i Tarbush di Haifa, o come la famiglia ebrea dei Marcus, fuggita dai pogrom della Polonia per stabilirsi in Palestina, conducono la loro esistenza in una maniera ben diversa da quella immaginata dai ministri occidentali. Seguono rispettosamente tradizioni millenarie, ma allo stesso tempo sono culturalmente aperte, capaci di convivere in sintonia e amicizia con arabi di diverse origini e con gli ebrei. Tuttavia, mentre i pazienti e colti patriarchi non si capacitano che le potenze occidentali possano sul serio intervenire in maniera tanto profonda e inconsapevole nella loro terra, i loro figli già inneggiano a rivolte contro i traditori e invasori, i quali addirittura si dice abbiano avvallato l’apertura agli ebrei di un numeroso e indipendente insediamento in Palestina. Murad Shahid figlio di Hussein, Taymur Lufti, giovane egiziano, Shams e Dunia El-Safi, fratelli iracheni, continuano a vivere la loro vita fatta di istruzione e lavoro, nuovi sentimenti, trascurabili incomprensioni con i propri padri e piccole ribellioni contro inglesi e francesi, ma negli animi loro e dei loro coetanei si insinuano ferite inguaribili che porteranno alla nascita di nazionalismi locali e del fondamentalismo arabo, con odi violenti tra popolazioni che da secoli vivevano in armonia sotto un lontano giogo.
Prima opera di una serie dedicata al Medio Oriente, La terra dei gelsomini mostra lo straordinario talento di Gilbert Sinoué nel restituirci in forma romanzata le trasformazioni avvenute nel Ventesimo secolo in quel lembo di terra e le responsabilità delle incomprensioni, dei tradimenti, dei massacri tra le popolazioni locali e nei confronti dell’Occidente
«Con Sinoué si impara senza mai annoiarsi. La sua trasposizione di fatti storici entro la vita quotidiana avviene con lo stile poetico di un cantastorie egiziano. E grazie al suo talento, ciò che appariva difficile diventa subito chiaro».- LireDettagli libro
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Testo originale
Sì -
Lingua
Italiano -
Lingua originale
Francese -
Data di pubblicazione
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Numero di pagine
358 -
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Argomento
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