In questo scritto vibrante e poetico, troviamo nella sua forma più limpida e completa il pensiero morale che sottende a tutta l’opera di Jean Giono: la superiorità della natura sulla tecnologia, la salvezza dell’uomo attraverso un lavoro naturale, la celebrazione dell’individualismo spinto fino all’anarchia. Scritto alla vigilia del secondo conflitto mondiale, questo accorato appello costituisce un tentativo disperato da parte di Giono di opporre le armi della semplicità, del buon senso e della poesia a un mondo che stava evidentemente prendendo la direzione opposta: quella del profitto e della guerra. L’appello, com’è ed era ovvio, non fu ascoltato. Rilette a più di mezzo secolo di distanza, le parole che Giono indirizza ai suoi «amici» fanno pensare a una grande occasione perduta, nell’ultimo momento in cui forse era ancora possibile non compiere la svolta che avrebbe cancellato per sempre il modo di vivere, la cultura e la saggezza dei contadini. L’ultimo momento in cui i contadini sapevano ancora «far festa», vivevano «alla misura dell’uomo», conoscevano «l’abbondanza di una ricchezza commestibile destinata a soddisfare l’appetito di tutti i sensi» e «quella povertà che è la ricchezza legittima e naturale: la gloria dell’uomo». Mai come oggi questo scritto di Giono si presenta attuale e urgente, se è vero che non è mai troppo tardi, e che nella mente e nelle mani dell’uomo non esiste solo il potere di distruggere, ma anche quello di crearsi la felicità.
Dettagli libro
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Editore
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Testo originale
Sì -
Lingua
Italiano -
Lingua originale
Francese -
Data di pubblicazione
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Numero di pagine
144 -
Argomento
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Collana
Sull'autore
Jean Giono
Jean Giono è nato nel 1895 a Manosque, in Provenza, dove ha vissuto quasi tutta la vita ed è morto nel 1970. Tra i suoi libri: Una pazza felicità, Il Disertore, Un re senza distrazioni, Collina, Il ragazzo celeste, Angelo, Il serpente di stelle, Due cavalieri nella tempesta, Nascita dell’Odissea e Melville. Un romanzo, tutti pubblicati in Italia da Guanda. Presso Salani sono usciti L’uomo che piantava gli alberi e Il bambino che sognava l’infinito, e presso Ponte alle Grazie Lettera ai contadini sulla povertà e la pace.