Ha perfettamente ragione Vincenzo Vitiello, quando, nell’Introduzione a questo volume afferma: “Pochi scrittori – poeti, romanzieri, ma anche critici e storici, filosofi e scienziati – abitano il linguaggio al modo in cui accade a Carlo Invernizzi, poeta”. Le cui parole vogliono davvero essere “cose”. E, proprio per questo, prendono drasticamente le distanze da quelle che tutti pronunciamo ogni giorno... parole vuote, magari efficaci, ma sempre fraintese, impotenti o quanto meno fragili. Carlo Invernizzi cerca, infatti, una parola che sia in grado di essere la cosa stessa. La roccia, l’altura, la luce, il colore, il confine, il dolore, la gioia... devono dunque lasciarsi contorcere, dire, ma anche disdire, dalle parole in cui “dovranno” a tutti i costi trovare casa. Per questo, nessuno dei lemmi “intuiti” dal nostro poeta avrebbe potuto risolversi nella mera conformità a una sintassi e a una concettualità che, del mondo, non sarebbero mai riuscite neppure a lambire il cuore imprendibile. Lo stesso in relazione a cui, invece, Invernizzi osa; azzardando il disegno di uno sguardo che, trapassando inquieto, di soglia in soglia, sappia farsi davvero poesia.
Dettagli libro
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Editore
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Testo originale
Sì -
Lingua
Italiano -
Lingua originale
Italiano -
Data di pubblicazione
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Numero di pagine
116 -
Argomento
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Collana
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Serie
Sull'autore
Carlo Invernizzi
Carlo Invernizzi vive e lavora a Milano e Morterone. Fa parte del gruppo ποίησις fondato da Maria Vailati. Nel 2002 gli viene conferita la Croce di Cavaliere di Prima Classe dell’Ordine al Merito della Repubblica d’Austria.